venerdì, 29 Marzo 2024
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Padova, la sfida di Medici con l’Africa

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Nei paesi più fragili dell’Africa assistenza al parto e cura delle malnutrizioni per 10mila bambini. Il 7 novembre i festeggiamenti per i 70 anni di Cuamm

Medici con l'Africa Cuamm
Medici con l’Africa Cuamm

Nella Padova Capitale europea del volontariato 2020 un posto speciale è occupato dai settant’anni del Cuamm, che il 7 novembre al Gran Teatro Geox festeggerà il prestigioso traguardo, seppur con un numero ridotto di partecipanti rispetto a quanto previsto prima dell’inizio del Covid.

Sono molti i fronti “caldi” in cui l’associazione sta operando. L’ultimo paese in cui sono stati avviati gli interventi è la Repubblica Centrafricana, che secondo l’indice di sviluppo umano è al 188esimo posto su 189 paesi. Altro fronte, il Sud Sudan, dove la situazione è sempre molto precaria e instabile. E la Sierra Leone, paese nel quale la mortalità materna è la più alta al mondo. Ma tra le tante sfide in campo, nel cuore di Medici con l’Africa ci sono soprattutto le mamme e i bambini, ai quali la Ong diretta da don Dante Carraro ha dedicato un programma specifico, nato ancora nel 2010 in occasione dei 60 anni dell’organizzazione per favorire il diritto di una madre di far nascere il proprio figlio senza morire e il diritto di un bambino a nascere e vivere sano. Una prima fase che si era posta l’obiettivo di assistere 125mila persone: alla fine del percorso di cinque anni i parti assistiti sono stati quasi 135mila in quattro paesi.

La seconda fase di “Prima le mamme e i bambini. 1.000 di questi giorni” è stata lanciata il 5 novembre 2016 a Padova alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Iniziato nel 2017, proseguirà fino al 2021. Coinvolge tutti e sette i paesi di intervento del Cuamm, dieci ospedali e i loro distretti di riferimento, con l’obiettivo di garantire l’assistenza medica a mamme e bambini nei primi mille giorni: quelli cioè che vanno dall’inizio della gravidanza fino al secondo anno di vita del bambino, con un’attenzione particolare al tema della nutrizione e al diritto al parto assistito.

Sierra Leone, Sud Sudan, Angola, Mozambico, Tanzania, Uganda ed Etiopia. Qui, nelle parti più fragili del continente africano, i volontari assistono un bacino di utenza di tre milioni di persone, con un impegno economico di 15 milioni di euro, in parte sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dalla Fondazione Cariplo, dalla Fondazione Cariverona e dalla Compagnia di San Paolo, ma anche da grandi e piccoli donatori privati. Il programma materno-infantile vede Medici per l’Africa assistere nel parto 320mila donne e accompagnare nella crescita cinquantamila bambini. Sono diecimila i più piccoli che vanno curati dalla malnutrizione acuta severa.

Mille giorni è la somma di questo percorso di nascita e crescita. Nove mesi – 280 giorni – di gravidanza, un giorno per il parto, sei mesi (180 giorni) di allattamento al seno, diciotto mesi (539 giorni) per svezzamento e crescita. Nelle quattro fasi del programma vengono innanzitutto sensibilizzate le donne sull’importanza delle visite prenatali e di una corretta alimentazione in gravidanza per sé e per il nascituro, Vengono effettuati controlli nutrizionali e campagne di vaccinazioni, controlli per l’anemia, la glicemia e la pressione, i test per l’Hiv/Aids, la tubercolosi e la sifilide, oltre alle raccomandazioni all’utilizzo dei trasporti e dell’ambulanza in caso di emergenza ostetrica.

I medici del Cuamm e gli operatori locali garantiscono alle donne il parto assistito e, in caso di complicanze, cesareo e trasfusioni di sangue. Dopo il parto, alle neomamme vengono insegnate le norme igieniche di base per il neonato e, se il bambino è prematuro, viene promossa la terapia della “mamma canguro”, che sfrutta il contatto con la pelle per prevenire l’ipotermia. Una nuova vita per la quale i medici volontari incentivano l’allattamento al seno fino al sesto mese, essenziale per la crescita. Ogni bambino viene seguito con il monitoraggio di peso e crescita, con vaccinazioni contro tutte le principali malattie infettive, cure adeguate per la malnutrizione cronica, promuovendo all’interno della famiglia un’educazione alimentare capace di rispettare le risorse disponibili nel contesto in cui si trovano a vivere.