giovedì, 28 Marzo 2024
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Regolamentazione del gioco, un problema comune per tutti

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Regolamentazione del gioco
Regolamentazione del gioco

Espedienti economici, politici e sociali sono alla base di tutte le operazioni che riguardano la regolamentazione del mondo del gioco. Obiettivi che seguono una agenda difatti scritta da una serie di necessità: erariali, anzitutto, ma anche normative, legate cioè a leggi, procedure, costi. I sistemi di regolamentazione, giocoforza, non sono uguali dappertutto. E nemmeno le figure dei regolatori. Ecco, chi sono i regolatori?

Si possono citare degli esempi a questo proposito. Quello del Regno Unito, per esempio, dove diversi agenti dello Stato cercando di far combaciare principi ed obiettivi: esiste una commissione, la Gambling Commission. E subito dopo il Tesoro e il Department of Culture, Media and Sports-DCMS. Stando allo Statuto, la GC protegge società, correttezza e mercato. Il DCMS da par suo raccoglie soldi per progetti culturali, sportivi e attività caritatevoli. Il Tesoro, ovviamente, si premura delle entrate.

Chi gestisce le esigenze, spesso tra di loro contrastanti, è il regolatore, che in questo caso è la Gambling Commission, presieduta da Sarah Harrison. Che per esempio ha preso sul serio, e molto, la misoginia all’intero dell’industria del gioco. Questo perché anche in UK le tensioni non mancano. Nel momento della fondazione della GC, il legislatore ha chiesto alla Commissione di proteggere gli utenti da ogni effetto nocivo del gioco.  E qui tutto sembra funzionare comunque bene. Ma non dappertutto le cose vanno alla stessa maniera.

Il caso Italia

L’Italia, – come racconta ai nostri microfoni Natalia Chiaravalloti, head editor di Giochidislots -, vive già una situazione diversa. La gestione del gioco è affidata al MEF, il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Qui, più di tutto, hanno precedenza le esigenze dell’Erario su tutte le altre. E si combattono gli effetti nocivi del gioco anche e soprattutto in relazione al loro peso sul sistema erariale. Qui il gioco si fa duro, per il legislatore, laddove le priorità sono anzitutto erariali e primarie rispetto alla protezione dei giocatori”. Non funziona così, ma in un altro modo ancora, nei Paesi Scandinavi. Qui il gioco illegale è fronteggiato dalle autorità per evidenti danni sociali su tutto il tessuto nazionale.

Più in generale il gioco non è ben visto da nessuna parte. E molte giurisdizioni si trovano imbrogliate in una serie di regolazioni e leggi che impantanano l’industria  e il suo sviluppo soprattutto come settore. Ad esempio USA e Germania sono paesi in cui in ogni regione, pur all’interno della stessa nazione, vigono norme regolamentari diverse e non omogenee. Un problema nel 2020, quando cioè la tecnologia dovrebbe costituire la base per la semplificazione delle procedure.

Quindi il regolatore come deve muoversi? Non esistono prescrizioni, perché tutto dipende dalle situazioni. Ma quel che deve fare un regolatore è senza ombra di dubbio mantenere alta l’attenzione dal punto di vista giuridico, culturale e sociale e comprendere i mezzi con cui restare fedele alla sua missione statutaria. A rendere tutto più difficile, le questioni relative al gioco dei minorenni, un problema particolarmente avvertito anche in Italia. È quindi importante, anzi essenziale, che tutti i protagonisti in gioco, aziende, governo, regolatori e società civili, collaborino per tutelare l’interesse comune.

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