giovedì, 28 Marzo 2024
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Vanessa Camani: “Basta favole. Ai veneti dobbiamo dire la verità”

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L’intervista a Vanessa Camani, consigliere regionale padovana del Pd

Vanessa Camani

Vanessa Camani, neo eletta in Consiglio Regionale tra le fila del Partito Democratico, è una delle poche note liete per il centrosinistra veneto di fronte alla sconfitta elettorale. Già consigliere comunale ad Abano Terme e Parlamentare dal 2014 al 2018, con 6098 preferenze raccolte Camani è stata l’unica eletta del PD a Padova, precedendo anche il segretario regionale Alessandro Bisato.

Partiamo dal suo risultato. Si aspettava questo consenso?

“Non è un risultato personale, ma il frutto del lavoro e della passione di tante persone che si impegnano nel PD e nella società civile. Mi sono candidata per rappresentare coloro che pretendono un Veneto più giusto, più sostenibile, più attento alle fragilità. Un Veneto che metta al centro diritti e lavoro. Per me è un onore, ma anche una grande responsabilità, rappresentare queste persone a Palazzo Ferro Fini. Per Lorenzoni e il centro sinistra, però, è stata una sconfitta senza appello. Sapevamo che la partita sarebbe stata difficilissima e voglio ringraziare Arturo per aver messo a disposizione la sua candidatura, cercando di costruire un progetto ampio ed inclusivo. Il dato delle urne è evidente, ma sarebbe riduttivo relegarlo ai mesi di campagna elettorale. È necessaria una riflessione profonda che ci porti a chiarire con franchezza dove abbiamo sbagliato in questi anni, per rilanciare la nostra proposta politica con più determinazione e meno subalternità al “pensiero unico” che da oltre 20 anni governa il Veneto. I veneti sembrano aver premiato la gestione Zaia dell’emergenza sanitaria. Anche su questo mi piacerebbe usare parole di verità. Al di là del caso Lombardia, dove peraltro la magistratura sta indagando, è il sistema sanitario nazionale che ha retto, in Veneto come in Emilia Romagna, in Toscana come in Campania. Zaia ha avuto il merito di affidarsi a professionisti capaci ed è stato abilissimo a stare sempre al cento della scena, grazie a conferenze stampa quotidiane a reti unificate e senza contraddittorio. Eppure ora stanno emergendo anche i suoi errori.

Tipo?

“Due su tutti. Aver lasciato senza presidi ospedalieri alcuni territori della nostra regione. Ma anche aver ignorato per troppi mesi il mancato caricamento dei codici degli infetti nella app Immuni, rendendo di fatto inutile il tentativo di mezzo milione di veneti di proteggersi anche attraverso la tecnologia. Quali sono i temi su cui si impegnerà? Sono molti. Lavorerò per ridurre le disuguaglianze che, complice la pandemia, stanno aumentando anche nella nostra regione. Si calcola che 750 mila persone in Veneto siano a rischio di esclusione sociale. I nostri giovani continuano a fuggire, le nostre donne troppo spesso vengono rilegate a ruoli marginali. Eppure nessuno ne parla…” . Poi? “Dobbiamo combattere per proteggere il territorio, dal cemento e dalla criminalità organizzata. Il 12,4% di suolo è compromesso e le conseguenze sono tristemente note: allagamenti, frane, dissesto idrogeologico. Ma anche sulla legalità c’è una grande battaglia da fare: sono sempre più i reati di stampo mafioso che coinvolgono anche imprenditori e professionisti veneti. Su questi due temi, la Regione deve fare più e meglio di ciò che è stato fatto fino ad oggi”.

Enrico Beda

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