La libertà espressiva ed il sottile sarcasmo hanno caratterizzato da sempre la vita artistica del maestro Guglielmo Barbetti, scomparso qualche giorno fa a Mirano.
Lo ricorda così il critico d’arte Gabriella Niero:
“I suoi scorci paesaggistici dal forte accento cromatico, l’architettura solida del disegno, le figure sacre e profane colte da un sottile pathos malinconico, hanno definito da sempre un linguaggio sobrio e schietto.
Pittore, scultore e grafico era conosciuto anche come umorista (nome d’arte Memo) e come illustratore (Gubar). Al segno ed al colore aveva affidato un’ importante carica emozionale espressa fin dal 1954 quando iniziò la carriera espositiva .
Nel 1984 fu organizzata dal Comune di Mirano un’ampia antologica con 150 opere nella Barchessa di Villa XXV aprile.
Un curriculum dunque molto importante con più di 400 mostre ed una grande dedizione all’insegnamento della pittura. Giovanna Zabeo, sua allieva, lo ricorda in questo momento doloroso con parole di gratitudine soprattutto per aver trasmesso un messaggio poetico che parlava della ricerca della felicità nell’arte, per Guglielmo Barbetti vero riflesso dell’esperienza del mondo esterno”.