giovedì, 28 Marzo 2024
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Mira: “Covid, servono assistenza e interventi rapidi”

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Salute. La testimonianza dell’assessore Francesco Sacco

Mira comune
Mira comune

“Dopo venti giorni di isolamento obbligatorio perchè positivo al Covid- 19 e sintomatico, sono tornato in famiglia e nella società . Il tampone molecolare è risultato negativo e più che contento ritorno alla vita e mi sono buttato alle spalle questo triste ricordo”. A raccontare la sua esperienza di ammalato di Covid è l’assessore alla salute pubblica del Comune di Mira Francesco Sacco medico di famiglia in pensione da quest’anno.

“Sono stati – dice Sacco- 20 giorni vissuti scrupolosamente in completo isolamento, per evitare di contagiare gli altri ed i familiari e attenendomi ad una ferrea politerapia medica. Sono stati giorni difficili dove febbre, tosse, tachicardia e astenia l’han fatta da padroni financo a pensare al ricovero in ospedale. Decisivo, per affrontare questa malattia, è stato il sostegno ed il consiglio del dirigente medico della Pneumologia di Dolo il dottor Accursio Aloi che, con la professionalità che lo contraddistingue, con premura ed alto senso di umanità mi ha risposto e, rimodulando la terapia, mi ha incitato a seguirla alla lettera”.

“Mi sento di essere vicino- dice Sacco- alle tante vittime del virus ed ai pazienti Covid 19 positivi che con tantissimi sacrifici anche da parte delle famiglie affrontano ogni giorno questa grave pandemia.Questo virus ti colpisce quando meno te l’aspetti”.”Mi sento di dire- dice Sacco- che questa battaglia va combattuta e vinta nel territorio, per le strade e nelle case, attenendosi a tutte le misure anti-covid ,mascherine, distanziamento, igiene delle mani, iniziando ,all’inizio dei primi sintomi , la terapia medica. Serve una responsabilità collettiva per interromperne la trasmissione col massimo del’attenzione, nel rispetto di se stessi e degli altri”. Sacco sottolinea la necessità di intervenire tempestivamente.

“Si deve intervenire tempestivamente – dice Sacco- perchè i servizi sanitari sono oramai saturi, col personale sanitario stremato e stanco e poi, non tutti quelli che arrivano in ospedale è sicuro che guariscano, anzi spesso, il 30-40 % non ce la fa”. Infine un appello. “Servono medici e infermieri- sottolinea Sacco- che vadano ad integrare e a sostenere il lavoro delle Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale ) e che, in collaborazione con i medici di medicina generale, seguano i pazienti a domicilio per ridurre il più possibile i ricoveri ospedalieri, in modo da gravare il meno possibile sul sistema ospedaliero.I pazienti hanno bisogno di ascolto e di solleciti interventi. Sono vicino quindi a tutti, ai familiari di chi non c’è più, a chi, in isolamento o in terapia intensiva, combatte ogni giorno per sopravvivere ed anche a chi, uscito dal tunnel della fase acuta, cerca quasi disorientato, di riprendere in mano la propria quotidianità”.

Alessandro Abbadir