venerdì, 29 Marzo 2024
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Intervista all’arbitro Lovison: “Amo il calcio e sogno la Serie A”

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L’intervista alla scoperta dell’arbitro padovano Roberto Lovison, in dieci anni ha diretto 400 partite

Ventisei anni, laurea in Statistica Economia e Impresa e una passione per il calcio fin da bambino. A differenza di molti coetanei, però, Roberto Lovison ha scelto di fare l’arbitro e la sua carriera è ormai decollata: entrato nell’AIA di Padova nel 2010, ha diretto più di 400 partite, scalando le categorie grazie al suo talento e al suo impegno quotidiano. L’estate scorsa è stato promosso in serie C, facendo così il suo esordio nel mondo del calcio professionistico.

Chi ti ha trasmesso la passione per questo sport?

Seguo il calcio da quando ero bambino. Mio papà mi portava con lui allo stadio per vedere il Padova e ho giocato fino a 16 anni con la squadra del mio quartiere.

Quando hai deciso di voler fare l’arbitro?

Il ruolo mi ha sempre intrigato. Poi un giorno all’Euganeo hanno trasmesso l’annuncio di un corso arbitri e ho deciso di mettermi alla prova.

Ricordi la tua prima partita?

Era il 2011, una partita di giovanissimi provinciali: P.S.N. Roncaglia Rio – S. Lorenzo. Ero abbastanza tranquillo e con me c’era un tutor che mi ha seguito per supportarmi. Inizialmente non è stato facile passare dalle dinamiche di squadra, dove condividi tutto con i compagni, a quelle di arbitro, in cui spesso sei solo a dover prendere decisioni.

Da lì è iniziata la tua scalata, categoria dopo categoria.

In quella stagione ho diretto altre partite di settori giovanili: giovanissimi, allievi e juniores. La stagione successiva ho iniziato ad arbitrare le partite di prime squadre, in terza e seconda categoria. Nel 2013 ho esordito in prima categoria, promozione ed eccellenza. Il debutto in serie D è avvenuto nel 2017. Poi quest’estate ho ricevuto la promozione in serie C e lo scorso ottobre ho debuttato in Lega Pro, arbitrando Turris – Francavilla.

Qual è stata la partita più difficile?

Ho avuto la fortuna di arbitrare a Palermo con oltre 15.000 spettatori, ma non è stata la partita più difficile. Paradossalmente alcune partite di seconda categoria, quando avevo meno esperienza, sono state più impegnative ma altrettanto formative.

Nel frattempo ti sei anche laureato.

Sì, ho conseguito la Laurea triennale a Padova e la specialistica a Bologna. Non è stato facile coniugare università e allenamenti, ma non ho rinunciato al mio percorso di studi perchè lo ritengo fondamentale per il futuro.

Quanto ti alleni?

Ogni settimana svolgo tre allenamenti in campo e tre in palestra, facendo un lavoro prevalentemente atletico. Durante l’anno, poi, sono frequenti i raduni e le riunioni in cui si allena la parte tecnica e teorica.

Come reputi l’introduzione della tecnologia a supporto degli arbitri?

Molto positivamente. Solo per fare un esempio, gli auricolari mi permettono di comunicare in modo più efficiente con gli assistenti, migliorando la nostra collaborazione.

Qual è il tuo sogno?

Arbitrare in serie A. Ma per raggiungerlo devo ancora crescere, lavorare e migliorare moltissimo.

 

Enrico Beda