venerdì, 29 Marzo 2024
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Padova, l’assessora Nalin: “Il Covid e la crisi sono stati il liquido di contrasto per la nostra società”

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L’assessora Marta Nalin racconta una Padova nuova e una partita possibile

“La parola d’ordine deve essere investire nella prevenzione, non possiamo più permetterci di orientare la nostra azione soltanto all’assistenza e al tamponare le emergenze”. A dirlo, a chiare lettere e con la giusta determinazione, è Marta Nalin dal 2017 assessora al sociale, all’integrazione e inclusione sociale, alla partecipazione, alle politiche di genere e pari opportunità, alle politiche abitative e all’edilizia residenziale nella giunta della città del Santo guidata dal sindaco, Sergio Giordani. 38 anni, una laurea in giurisprudenza, un passato da lupetto negli scout e una infinità di deleghe da gestire per ciascuna delle quali Nalin sembra avere una chiave interpretativa molto precisa. “É un assessorato molto faticoso sopratutto dal punto di vista emotivo e del carico umano di sofferenze, problemi, incertezze che ogni storia porta con sé. Anche dopo questi anni devo impormi di mantenere sempre una giusta distanza, pena perdere quella lucidità indispensabile per progettare e costruire risposte efficaci e universali senza farmi travolgere dal singolo caso.

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L’assessora al sociale, Marta Nalin

Purtroppo di storie difficili ne tocco con mano molto e, paradossalmente, quelle che in questa fase così complessa mi stanno preoccupando di più sono quelle che non vedo. Esiste una zona grigia, infatti, composta di donne e uomini che soltanto fino a qualche mese fa non si sarebbero mai sognate di rivolgersi ai servizi sociali e che spesso, anche oggi, non compiono il passo, evidentemente necessario, di chiedere aiuto. Ecco perché oggi il nostro lavoro è ancora più difficile che in passato”. “Siamo chiamati a costruire una rete – che coinvolga associazioni, parrocchie, scuole, altri settori dell’amministrazione, categorie, enti, terzo settore e mondo profit – per provare a non lasciare indietro nessuno. In questi anni abbiamo reso il settore molto più forte che in passato proprio per questo. L’amministrazione precedente, infatti, nonostante avesse a disposizione delle grandissime professionalità, ha investito troppo poco e ha scelto di fare ricorso a forme di lavoro precario che non sono riuscite, nonostante gli sforzi dei singoli operatori, a garantire la giusta continuità progettuale. Abbiamo davanti a noi ancora molti giorni difficili.

Ci sono un’emergenza da fronteggiare e delle partite da giocare con la giusta determinazione. I loro nomi sono chiari: lotta alla precarietà, contrasto della solitudine, sblocco della mobilità sociale, devianze e inclusione con la quale si intende costruire sistemi che siano in grado di garantire a tutti le giuste risposte. Ai giovani, agli anziani, alle persone portatrici di handicap e a chi ha condizioni sociali ed economiche diverse, agli stranieri, perché inclusione a 360° significa proprio questo”. “Sono profondamente convinta che ci sia di base un grande tema ed è quello che anima il mio impegno quotidiano: dobbiamo lavorare tutti insieme per restituire la speranza.

Le due grandi leve che dobbiamo muovere, a nostro avviso, sono la lotta a quel senso di solitudine che i mesi di lockdown ha acuito e che non è proprio soltanto dei più anziani e forzare, una volta per tutte, la mobilità sociale: oggi un ragazzino deve poter avere il giusto sostegno, i giusti stimoli, la giusta voglia di compiere un pezzo di strada in più di quello che hanno compiuto i propri genitori. Senza il motore della speranza, di una società in movimento nella quale ci si aiuta, si sta in rete, si contribuisce, reciprocamente, alla realizzazione di ciascuno, rischiamo di fermarci e il calo demografico che il nostro Paese continua a subire ne è la cartina di tornasole”. “Il Covid e la crisi economica conseguente sono certamente la più grande delle emergenze, ma costituiscono anche un’opportunità per ripensare il nostro modo di leggere la società.

Quanto sta accadendo è come un liquido di contrasto nei gangli più reconditi delle nostre comunità ed è analizzando quello che oggi vediamo – e che, in un altro tempo, restava sempre un po’ nascosto – che dobbiamo ripensare, per un futuro post crisi che ci auguriamo prossimo, il modi di avere cura, di collaborare, di non ragionare per silos, ovvero a compartimenti stagni, ma pensando che ogni storia che incrociamo è portatrice di problemi e, insieme, di talenti e di opportunità”.