Il professor Italo Francesco Baldo (nella foto accanto) ha scoperto la storia particolare di un sonetto di Giacomo Zanella, poeta da lui a lungo studiato, dedicato a Vincenzo Bellini. La scrisse nel 1885 e fu pubblicato nel 1886, due anni prima che morisse, nell’Album Bellini, edito in memoria del grande compositore. L’Album fu edito a cinquant’anni dalla scomparsa di Bellini, avvenuta nel 1835, quando fu inaugurato un monumento a Napoli per il compositore.
Il professor Baldo ha scritto l’articolo che pubblichiamo di seguito nel quale spiega la genesi di questo omaggio di Zanella a Vincenzo Bellini. Nell’Album dove compare il suo sonetto, appare anche uno scritto di Antonio Fogazzaro, poche righe come si usava all’epoca: “Se nel silenzio dell’autunno moribondo, quest’odore di olea fragrans diventasse suono, sarebbe musica di Bellini”. Anche questa ĆØ una scoperta interessante e illumina su questo legame tra letteratura, poesia e musica.Ā
La fama di Giacomo Zanella nel 1886 era consolidata e la sua poesia e i suoi interventi erano sempre registrati eĀ Ā apprezzati e discussi. Non stupisce quindi che Francesco Florimo (1800-1888), compositore e musicologo,Ā direttore del regio ConservatorioĀ Ā di San Pietro a Majella e soprattutto compagno di studi e amico devoto di Vincenzo Bellini, contattasse il poeta vicentino in occasione dellāerezione di un monumento al musicista cataneseĀ Ā nel Conservatorio citato a Napoli per chiedergli una poesia in onore proprio di colui che con NormaĀ e iĀ PuritaniĀ Ā aveva raggiunto vertici di grandissima musica, apprezzata sia da G. Verdi sia da R. Wagner, il quale, come ĆØ noto, apprezzava quasi esclusivamente se stesso.
Ā Ā Ā Giacomo Zanella la cui poesia ĆØ sempre vicina alla musica, rispose allāinvito e consegnĆ² per la stampa il sonetto cheĀ Ā sotto riproduciamo.Ā Ā Il testo apparve a p. 5 dellāĀ Album-Bellini, a cura diĀ F. Florimo e M. Scherillo, Napoli,Ā Ā Stab. Tip. A. Tocco, 1886; rist. anastatica Catania, D. Sanfilippo, 2001.Ā Ā Non era certo lāunica fatica dedicata da Florimo allāamico Bellini, tanti altri testi gli dedicĆ² tra cui una pregevole biografia e la cronaca proprio dellāavvenimento del 1866 quando fu scoperto il monumento scolpito da Alfonso Balzico.Ā Ā LāAlbum-Bellini intendeva affiancare come monumento āverbaleāĀ Ā quello scultoreo. Eā opera composita, celebrativa, maĀ Ā rende merito a quel grandissimo della musica italiana che vive ancor oggi ed ĆØ punto di riferimento per musicisti e cantantiĀ Ā lirici e le sue opere sono oggetti di continua riproposizione.Ā Accanto, ecco la pagina dell’Album Bellini in cui ĆØ riportato lo scritto di Fogazzaro e il sonetto di Zanella.
Ā Ā Ā Ā Ā Il sonetto di G. Zanella, confluirĆ successivamente, nel 1887, nei sonettiĀ Continuazione dellāAstichelloĀ (Roma, Tip. della Camera dei deputati),Ā Ā e oggi ĆØ nellāultima edizione della silloge (Vicenza, Editrice Veneta, 2013) il n. LXXII.
Ā Ā Ā Ā Ā I versi zanellianiĀ Ā di valore qualitativo hanno giocositĆ di tono e sono basati sulla nostalgica rievocazione della giovinezza in termini di gradevole erudizione mitologica e di sincera usualitĆ espressiva che coglie di riflesso e il musicista e il poeta.
Questa lira o testuggine, secondo
Che piĆ¹ piace chiamarla in Elicona,
Che al tocco or doloroso ora giocondo
Dellāinquieto pollice risuona;
E questa, onde le tempie mi circondo,
Di poche foglie sudata corona.
Che dāaltri studi in guiderdone il mondo
Alle canute mie chiome perdona,
Quante lieto darei per quella piva,
Che collāumida scorza dāuno schietto
Ramo di salce il villanel compose,
Se con essa tornasse la giuliva
Mia fanciullezza e lāagile intelletto
Che in roseo mi pingea tutte le cose.