venerdì, 29 Marzo 2024
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Addio a Pellizzari, guidò la Camera di commercio negli anni del boom dell’economia vicentina

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Pellizzari fu allievo e amico di Rumor: seguendo le sue orme fu un protagonista della vita politica e culturale di Vicenza

Pellizzari
Lorenzo Pellizzari, fotografato ai tempi della presidenza della Camera di commercio

Addio a Lorenzo Pellizzari, morto a Vicenza a 92 anni. È stato una figura di spicco della vita vicentina a partire dagli anni Cinquanta. Avvocato per lavoro, ma soprattutto cattolico e democristiano, ammirava Mariano Rumor di cui fu allievo e segretario a Roma dal 1950, quando si trasferì nella capitale subito dopo la laurea in giurisprudenza a Padova. Di Rumor diverrà grande amico e sodale, anzi capocorrente riconosciuto a Vicenza: dopo la sua morte, fra le tante cariche che ha rivestito, Pellizzari fu anche presidente della Fondazione Mariano Rumor, quella che curò il suo archivio, pubblicò i suoi scritti, le Memorie dal 1943 al 1970 e che undici anni fa trasferì l’archivio del cinque volte presidente del Consiglio nella sua sede definitiva al Senato. Non mi seppe spiegare – ma glielo chiesi – come mai dall’archivio di Rumor era sparita ogni traccia dell’affare Lockheed in cui fu coinvolto, seppure di striscio. Perché Rumor sapeva, di questo molti sono convinti, chi fosse il misterioso Antelope Cobbler che aveva ricevuto le tangenti dalla Lockheed.

Fu il giovane Pellizzari, segretario di Rumor, che indicò a Moro l’amico Sereno Freato da Camisano: divenne il suo segretario

Agli anni della giovinezza romana risale un aneddoto che fu lo stesso Pellizzari a raccontarmi. Rumor gli chiese di indicargli un giovane in gamba perché Aldo Moro cercava un segretario. E lui si ricordò di un giovane di Camisano che aveva conosciuto e ne parlò a Rumor: così Sereno Freato diventò segretario di Moro. Di lui e della famiglia conserverà tutti i segreti, senza mai parlare, a partire dal sequestro da parte delle Br. Freato fu anche incarcerato per oltre un anno nello scandalo petroli dei primi anni Ottanta, e poi prosciolto.

Fu presidente per quasi vent’anni della Camera di commercio, negli anni del miracolo economico veneto

Il libro “I passi lunghi” pubblicato nel 2006 racconta i vent’anni della presidenza Pellizzari della Camera di commercio (1965-1983)

Come sottolinea il sindaco Rucco in un suo ricordo, Pellizzari è stato una figura eminente di Vicenza, per le sue responsabilità nella vita economica, culturale, religiosa e politica del capoluogo e della sua provincia. Uomo dai mille incarichià, dall’Azione cattolica alla presidenza dell’Istituto “Rezzara”, fu sindaco di Torri di Quartesolo, il Comune della sua famiglia, dal 1958 al 1975. Ma fu soprattutto presidente della Camera di commercio di Vicenza dal 1965 al 1983, uno dei tre grandi presidenti nei sessant’anni dopo la Liberazione, dopo Giacomo Rumor e prima di Danilo Longhi. Sotto la sua presidenza, l’economia vicentina decollò: negli anni Settanta le imprese della provincia passarono da 32mila a 50mila, con un aumento del 60%: una crescita che non si verificherà più in modo così consistente.

Si affermò in quel decennio quel capitalismo popolare tipico delle nostre zone, come lo chiamava Giorgio Lago, indimenticato direttore del Gazzettino e studioso del Nordest, che porterà alla definizione di un modello veneto di espansione socio-economica, con i metalmezzadri e la crescita che seguiva il motto “una fabbrica per ogni campanile”.

Non erano anni semplici, sia chiaro. Erano i bui anni Settanta, ricchi di vitalità ma vissuti anche di una triplice crisi: energetica, istituzionale, economica. Chi lo conobbe bene e lavorò con lui, come Dino Menarin, spiega che Pellizzari aveva “una grande capacità di intuizione e una vitalità che è stata decisiva in quegli anni per consolidare lo sviluppo economico della Provincia. Sapeva fare gioco di quadra e spesso con lui la Camera di commercio ha svolto un ruolo di apripista nei confronti degli altri enti vicentini”.

L’autostrada Valdastico, la Fiera in viale degli Scaligeri, la zona industriale per le imprese: cambiamenti di cui fu co-protagonista

Queste parole sono tratte dalla prefazione del libro I passi lunghi edito dal Centro studi sull’impresa nel 2006 di cui ho scritto grande parte. È in pratica la biografia di Lorenzo Pellizzari, oltre che la storia dell’economia vicentina di quel ventennio di presidenza.

Davvero con Pellizzari, l’economia vicentina compì i passi lunghi del suo sviluppo. Le realizzazioni di quegli anni, di cui Pellizzari fu co-protagonista grazie ai suoi incarichi, restano pietre miliari nella storia di Vicenza. Ne vanno ricordate fondamentalmente tre: l’autostrada Valdastico, la nuova Fiera nel chiocciolone di viale degli Scaligeri, il trasferimento delle imprese nella nuova zona industriale. E poi l’impulso dato al Centro per la produttività e all’ente Vicentini nel mondo che da ufficio creato da Giacomo Rumor con Pellizzari si trasformò in un vero e proprio ente.

Sotto il profilo culturale non meno rilevante è stata la sua azione: grazie a lui il Cuoa s’è trasferito a Vicenza nella sede di villa Valmarana Morosini. In questo settore va ricordata la sua azione da presidente dell’Accademia Olimpica (1994-2002), ma anche la presidenza del Consorzio per la promozione degli studi universitari a Vicenza e della Biblioteca La Vigna. Se a Vicenza oggi c’è l’università, molto si deve al suo impegno.

Una battaglia la perse e se ne dispiacque molto: non riuscì nel 1975 a diventare sindaco di Vicenza

Giovanni Chiesa, a sinistra, dialoga nell’antisala del Consiglio comunale con Lorenzo Pellizzari. Sono i giorni infuocati del 1975 quando Pellizzari era candidato a diventare sindaco, ma il fuoco amico dentro la Dc bloccò la sua aspirazione

Una battaglia la perse, e se ne dispiacque molto. Voleva diventare sindaco di Vicenza, ma non ci riuscì per colpa del fuoco amico partito dentro la sua Democrazia cristiana. Era il 1975: alle elezioni del 15 giugno in Italia il Pci trionfò. La Dc viveva il suo momento peggiore: sotto accusa da più parti, era tormentata anche al suo interno. Si stava preparando la stagione del moralizzatore Zaccagnini. Lorenzo Pellizzari – che, non dimentichiamo, era presidente in carica della Camera di commercio – si presentò alle elezioni come capolista dello scudocrociato, ottenne una valanga di preferenze e nella veste di candidato più votato si presentò alla prima riunione del Consiglio comunale come sindaco in pectore. Trovò l’ostruzionismo della sinistra del partito, allora guidata da Francesco Giuliari, che ingaggiò una battaglia politica all’ultimo sangue. Dalla corrente rumoriana, maggioritaria a Vicenza, si voleva un segno di rinnovamento. Erano i tempi in cui il sindaco era scelto tra i consiglieri comunali eletti, ma il nome di Pellizzari non passò. Dopo cento giorni, cioè soltanto a fine settembre, Vicenza ebbe la nuova giunta e sindaco diventò Giovanni Chiesa. Che resterà primo cittadino fino al 1981, attraverso l’esperienza tormentata di tre giunte e di un’elezione, quella del 1980, che lo riconfermò sindaco: ma durerà nell’incarico solo quindici mesi. (Antonio Di Lorenzo)