venerdì, 29 Marzo 2024
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Giocatori d’azzardo, quasi azzerati durante la pandemia

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Gioco d’azzardo: il lockdown, le restrizioni e la vicinanza “costretta” ma salutare della famiglia hanno contribuito in molti casi a controllare e anche a sconfiggere la dipendenza. Due giocatori su dieci sono risultati recidivi con l’allentare delle restrizioni

Ermanno Margutti
Ermanno Margutti

La vicinanza “costretta” ma pur sempre salutare della famiglia può essere stato un efficace deterrente per aiutare a sedare, e in molti casi controllare se non proprio sconfiggere, la dipendenza dal gioco d’azzardo.

E’ ciò che emerge da una ricerca dell’Ulss 3 Serenissima sui 230 malati di gioco in carico al Dipartimento dipendenze, condotta dal referente scientifico del Piano aziendale di contrasto al disturbo da gioco d’azzardo, Ermanno Margutti.

Questi i dati della ricerca: ogni 100 giocatori d’azzardo, 97 hanno smesso di scommettere durante il primo lockdown dello scorso anno. Solo 3 dei 100 si sono riversati nelle scommesse online e nei gratta e vinci delle tabaccherie. E dei 97 che si sono astenuti dal gioco, solo 20 sono ricaduti nella rete dell’azzardo nel maggio scorso, allo scadere delle restrizioni. Gli altri 77, nonostante siano tutti entrati comunque nella fase critica del “craving” (il desiderio irrefrenabile di tornare a scommettere), non hanno ceduto alla tentazione.

Nel 2019 gli affetti da questa patologia in carico all’Ulss erano 265 e, di questi, i nuovi ingressi erano stati 94. Dei 230 in cura dal 2020 i nuovi ingressi sono invece 33.

Dipendenza dal gioco d’azzardo: quali potrebbero essere i motivi dell’abbandono del gioco?

Naturalmente l’attività costante degli specialisti, in questo periodo di restrizioni resa ancora più efficace dalla clausura forzata imposta dall’emergenza pandemica.

“I familiari dei giocatori d’azzardo, con la loro vicinanza hanno contenuto lo stimolo a scommettere” osserva infatti il direttore generale dell’Ulss 3 Edgardo Contato.

“Questi numeri – aggiunge – ci dicono anche che con la diminuzione dell’offerta del gioco diminuiscono anche le dipendenze”.

Altro fattore rilevato dalla ricerca del Dipartimento dipendenze è che la chiusura di casinò e di slot e macchinette nei bar e nelle tabaccherie, non ha comportato un migrare della dipendenza verso i gratta e vinci e il gioco online.

“In questo tipo di dipendenza c’è molta fidelizzazione verso il gioco che si predilige – spiega Margutti -, quindi non è detto che il giocatore, tolto lo stimolo, decida di cambiare gioco. Anche in chi giocava prima online, in ogni caso, si è riscontrato una diminuzione drastica della dipendenza durante i lockdown”.

Ma c’è ancora chi non ha sconfitto la dipendenza. E la solitudine, accentuata in questo periodo, non aiuta.

“I pazienti rimasti in carico in questo momento hanno bisogno di un supporto e un sostegno maggiore rispetto all’era pre Covid – prosegue il dottor Margutti – In questi casi è la solitudine a pesare sulla dipendenza. Le persone sole in questi momenti sono più vulnerabile alla patologia rispetto a chi ha qualcuno a casa”.