martedì, 16 Aprile 2024
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“Il mio vaccino: nessun privilegio, solo tanta gratitudine”

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L’Ulss2 ha chiamato per un giorno i giornalisti per non sprecare le somministrazioni del vaccino rifiutate dagli insegnanti

Vaccino ai giornalisti
Vaccino ai giornalisti

“Giornalisti privilegiati, ricevono il vaccino prima degli altri. Forse lo vogliono testare su di loro per farne fuori un po’”. Quel detto che recita “Le parole colpiscono più delle lame” è vero. Soprattutto dopo mesi in cui ci è stata data l’illusione che la pandemia avesse unito tutti sotto arcobaleni colorati al motto di “Andrà tutto bene”. Poi, apri i social e leggi parole di scherno, frasi crudeli che indirettamente portano un augurio di morte.

Giornalismo e vaccino: “Non sono una privilegiata, ma una persona grata”

Io sono una giornalista e lo scorso 13 marzo ho deciso di vaccinarmi ma non senza avere un nodo alla gola. E oggi non mi sento una privilegiata ma una persona grata. Ricevere un vaccino in tempo di pandemia ti fa sentire come Neil Armstrong. Ogni passo che compi verso la sede vaccinale da quando ricevi quel messaggio di convocazione lo fai fluttuando nell’aria, come se tutto attorno non avesse più consistenza e non avessi aspettato altro per tutta la vita. Sì, perché giornalista, docente, medico, oss, volontario, agente, la sensazione che si prova è questa.

Vaccini all’Ulss 2: la chiamata ai giornalisti

La chiamata per noi giornalisti è arrivata improvvisa in un normale sabato di lavoro e lasciava poco spazio alle interpretazioni. Sabato 13 marzo alle 12.15 è arrivato un messaggio da parte dell’Usl 2: “Viste le dosi a disposizione in data odierna di vaccino AtraZeneca, Si estende ai giornalisti la possibilità di presentarsi oggi dalle 13 alle 18 per la vaccinazione presso le sedi Vaccinali di Riese Pio X, Godega di S. Urbano, Bocciodromo di Villorba, Ex foro Boario di Oderzo per sottoporsi alla vaccinazione portando con sé:tessera sanitaria, tessera professionale che attesti l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti. Grazie per la collaborazione”.

Giornalisti, la possibilità di presentarsi alla vaccinazione

Gli occhi scrutano tutto il messaggio ma la mente in un primo momento si focalizza solo sulle parole “vaccino” e “possibilità di presentarsi per la vaccinazione”. Frasi inequivocabili. Poi il nodo alla gola si fa fitto e la mente pesante. Nella testa iniziano ad intervallarsi i volti delle persone con le quali hai avuto a che fare in quest’ultimo anno: anziani, malati, positivi, parenti di vittime, soggetti fragili. E ancor di più, si focalizza su “casa”: sui tuoi nonni di 80 anni, su tuo papà che fa il volontario, su tuo fratello che deve avere il diritto di andare a scuola. La decisione da prendere in poco tempo fa aumentare quel nodo alla gola, le mani si ghiacciano improvvisamente, i nervi tirano. E allora fai un respiro profondo, leggi meglio il messaggio. “Viste le dosi disponibili” e “Grazie per la collaborazione”. Le dosi in questione sono quelle che erano destinate ai docenti e che, per i loro legittimi motivi, hanno deciso di non volersi sottoporre alla vaccinazione. Dosi che sarebbero state buttate via se qualcun altro non fosse subentrato.

La testimonianza: “L’Usl ha chiamato me giornalista, insieme ai miei colleghi”

L’interrogativo che si fa ancora più fitto, sopra tutti gli altri è se io sia più coraggiosa di un docente. No, assolutamente no. L’Usl ha chiamato me giornalista, insieme ai miei colleghi. Ore 12.55 del 13 marzo, ho preso i vestiti sulla sedia, ho accarezzato il cane e sono uscita di casa per andare a vaccinarmi. Sono entrata nel centro vaccinazioni di Casa Riese e sono stata accolta da tutte quelle persone che il fine settimana precedente avevo intervistato. Ho detto loro che non ero lì per intervistarli di nuovo ma che era arrivato il mio turno e mi hanno sorriso accompagnandomi con una grande gentilezza nonostante la fatica, nella mia postazione. Organizzazione impeccabile, nel giro di pochi istanti sono stata vaccinata, ho atteso i 15 minuti e poi sono uscita ritrovando gli occhi sorridenti del personale e dei volontari che gestiscono il punto vaccinazioni. Ho capito che a loro non importava chi io fossi, che lavoro facessi, quale fosse il mio status. A loro importava solo vaccinare più persone possibili in meno tempo possibile. In questa situazione c’è solo da essere grati a loro, a chi lotta ogni giorno per noi. E io, grata, lo sono.

Lucia Russo

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