Una Commissione d’inchiesta consigliare sulla gestione della seconda ondata in Veneto. L’istanza è stata sottoposta stamane al presidente Luca Zaia al punto stampa di Marghera da parte dei consiglieri di opposizione.
Questi hanno chiesto di essere resi edotti, a beneficio dei cittadini veneti, delle azioni che – per quanto di propria competenza – l’amministrazione regionale ha messo in campo al fine di contrastare la diffusione della pandemia, in particolare tra ottobre e gennaio del 2021.
“Da quando si è insediata la Giunta Zaia, ovvero 200 giorni fa esatti – ha sottolineato il Portavoce delle opposizioni in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni – abbiamo presentato 200 interrogazioni, 99 delle quali riguardavano proprio la gestione della pandemia. Su queste abbiamo ottenuto solo 41 risposte, spesso evasive e con oltre due mesi di ritardo. Vogliamo capire cos’è accaduto: a metà dicembre nella nostra Regione sono stati registrati 1.028 casi ogni 100.000 abitanti, quando la media nazionale era di 329 casi ogni 100.00 abitanti. Si tratta di un dato molto preoccupante che va indagato”.
Giacomo Possamai, capogruppo Pd, ha puntualizzato che “l’unica volta che il presidente Zaia è venuto in Consiglio, all’inizio della sua legislatura, si è fregiato di aver ottenuto una grande consenso alle elezioni. Alla luce di questo, fin da subito si sarebbe dovuto prendere le sue responsabilità e riferire nella sede preposta, ovvero Palazzo Ferro Fini. Paradossale, invece, che continui a comunicare attraverso delle conferenze stampa quotidiane. Non c’è un altro presidente di Regione, in Italia, che rifugga il confronto come lui. Peraltro – ha concluso – non sappiamo ancora a che titolo circa 40mila veneti siano stati vaccinati alla voce altro”.
Cristina Guarda, capogruppo di Europa Verde: “La Giunta non ha risposto a domande cruciali: a fronte di una mia richiesta di accesso agli atti sulle terapie intensive realmente disponibili, non solo con letti, ma anche con relativi medici ed infermieri in numero adeguato, la Direzione Sanità e sociale ha prima, e con notevole ritardo, fornito una risposta interlocutoria sostenendo che aveva bisogno di più tempo perché i dati andavano elaborati. Dopo una mia richiesta di intervento inoltrata all’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale mi viene comunicato che i dati erano già disponibili sul sito dell’Agenas. Dobbiamo sempre rincorrerli con diffide per avere risposte concrete?”.
Anna Maria Bigon, consigliera Pd: “In tempi non sospetti abbiamo chiesto a gran voce di istituire la zona rossa in Veneto. Purtroppo non siamo stati ascoltati. Misure maggiormente restrittive avrebbero sicuramente giovato in termini di salute pubblica. Ora vogliamo capire il motivo di un’azione uguale e contraria a quella che abbiamo propostoal fine di rallentare i contagi”.
Francesca Zottis, consigliera Pd: “Ribadiamo con forza compiti e competenze del Consiglio regionale, su tutti il controllo e l’indirizzo politico-amministrativo. È qui, e non in altri luoghi, che chi ha la responsabilità di amministrare la nostra Regione è tenuto a dare conto delle scelte effettuate. C’è poi la questione della riapertura, in sicurezza, delle RSA. In Trentino Alto Adige e in Friuli Venezia Giulia sono stati adottati appositi protocolli per le visite dei famigliari. Sono mesi che i parenti degli ospiti delle case di riposo segnalano situazioni di disagio; di certo non basta una videochiamata whatsapp una volta alla settimana. La Regione si attivi per rendere operativo il protocollo stesso”.
Elena Ostanel, consigliera del gruppo Veneto che vogliamo: “Il caso Report ha reso evidente che non si è voluto approfondire un allarme generale. Sono mesi che gli operatori sanitari, i ricercatori e noi consiglieri di minoranza avvertiamo sui rischi che ci sono nell’usare i tamponi rapidi per chi lavora negli ospedali e nelle RSA. Sono stata la prima a sollevare la questione in Consiglio, già a dicembre, ma non siamo stati ascoltati. Chiediamo venga fatta chiarezza per tutti i medici e gli infermieri che si sono trovati a gestire una seconda ondata senza sistemi di sorveglianza ispirati alla massima prudenza”.
Andrea Zanoni, consigliere Pd: “Il nostro ruolo ci impone di andare a fondo sul tema delle morti che potevano eventualmente essere evitate. Davvero sono state presi tutti quei provvedimenti per ridurre al massimo la circolazione del virus? Tutti abbiamo visto le code negli obitori degli ospedali del Veneto, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, come quelle che ci sono state in Lombardia durante la prima ondata”.
Vanessa Camani, consigliera Pd: “Abbiamo chiesto al presidente Zaia se è disponibile a firmare la nostra richiesta di istituire una Commissione d’inchiesta ad hoc. Esca dal bunker nel quale si è nascosto da molti mesi a questa parte e sia finalmente trasparente, nel luogo preposto”.
Erika Baldin, consigliera M5s:“Dopo la puntata di Report, Zaia aveva escluso querele da parte della Regione. Noi crediamo che sui test rapidi, sulle terapie intensive e sugli asintomatici ci debba essere la massima trasparenza: non lo chiede il M5S, ma tanti cittadini veneti che si domandano se agendo diversamente si sarebbero salvate delle vite. Ricordo anche che due Procure del Veneto stanno indagando sui test rapidi, proprio sugli aspetti evidenziati dal professor Crisanti”.