venerdì, 29 Marzo 2024
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Rovigo, “Vedere la musica”: dalla Scala arriva uno storico Balla

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Rovigo, Palazzo Roverella. Fino al 4 luglio la mostra “Vedere la musica”: dalla Scala arriva uno storico Balla

Palazzo Roverella
Palazzo Roverella

Si collega perfettamente con il titolo della mostra l’opera di Giacomo Balla che Paolo Bolpagni è riuscito a ottenere dalla raccolta museale del grande Teatro alla Scala, per la mostra “Vedere la musica” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo a Palazzo Roverella, in corso fino al 4 luglio. In scena anche il bozzetto originale della scenografia che Giacomo Balla ideò per la prima del “Balletto di sole luci” sulla musica della fantasia per orchestra “Feu d’artifice” di Igor Stravinskij.

La prima del “Balletto di sole luci”

Per la prima, che si tenne a Roma nell’aprile del 1917 al leggendario Teatro Costanzi (ora Teatro dell’Opera), Balla costruì una serie di sculture trasparenti di vari colori, da illuminare all’interno con lampadine e all’esterno con proiettori. Predispose ben 88 cambiamenti di luci nel corso dei quattro minuti scarsi occupati dal brano del compositore russo. Il suo obiettivo era far “vedere la musica”. Tuttavia un cortocircuito mise fuori gioco gli oltre cinquanta reostati che avrebbero dovuto azionare gli effetti cromatici, cosicché la scena restò al buio per tutta la durata dell’esecuzione musicale, nello sconcerto del pubblico.

Bolpagni: “Attraverso i quasi duecento dipinti, disegni e sculture il pubblico viene a conoscenza di vicende spesso sorprendenti e magari avventurose”

“Questa curiosa storia – commenta il curatore Paolo Bolpagni – è una delle molte raccontate dalle meravigliose opere esposte a Palazzo Roverella. Attraverso i quasi duecento dipinti, disegni e sculture che presentiamo al pubblico, il pubblico viene a conoscenza di vicende spesso sorprendenti e magari avventurose. È da oltre quindici anni che lavoro e faccio ricerche su questi argomenti: ora metto finalmente a disposizione di tutti le scoperte compiute e gli episodi – in alcuni casi divertenti, in altri commoventi – che sono riuscito a individuare con la pazienza dello studioso accanito e appassionato, sia di arte sia di musica. Del resto, è vero che sono uno storico dell’arte, ma ho anche studiato pianoforte e composizione. In questa mostra unisco i miei due grandi amori”.