martedì, 16 Aprile 2024
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Aumentano le persone in povertà assoluta: oltre 5,6 milioni in Italia. Ma non è colpa del covid

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Le crisi finanziarie hanno prodotto minori opportunità di lavoro: pagano le piccole imprese e le partite Iva

Giuseppe de Concini, consulente d’impresa con esperienza trentennale

Secondo i dati Istat, nel 2020, rispetto all’anno precedente, le famiglie italiane in povertà assoluta sono aumentate di 335.000 unità; pari ad un balzo dal 6,4% del 2019 al 7,7% dell’anno successivo.

Quanto ai soggetti singolarmente considerati, quelli in povertà assoluta aumentano nello stesso periodo di oltre un milione di unità, passando dal 7,7% al 9,4% del totale.

In termini numerici il totale degli individui sotto la soglia di povertà in Italia si attesta alla cifra spaventosa di 5,6 milioni di persone.

È, come si vede, un balzo imponente che azzera quei piccoli miglioramenti che, negli anni passati, si erano pur registrati.

Tutta colpa del covid?

Così può sembrare, ma c’è chi vede in questo declino il combinato disposto di molteplici fattori, certo non soltanto dipendenti dall’immediato presente.

Le crisi finanziarie potentissime che si sono susseguite a partire dal 2008 hanno via via coinvolto non solo singoli settori di investitori (cioè di persone con un minimo di disponibilità economica), ma l’intera classe media sospingendola progressivamente in una dimensione di precarietà mai registrata finora.

Il fenomeno, secondo l’Istat è accompagnato dal deteriorarsi delle opportunità di lavoro e colpisce, in modo particolare le micro realtà, piccole imprese e partite Iva.

I pochi giovani che hanno voglia di intraprendere sono i più penalizzati

Per non parlare dei giovani che ancora abbiano voglia e cuore per intraprendere in proprio e per i quali si fa, nei fatti, gran poco.

Su di essi incombono una pressione fiscale pesantissima e il peso aggiuntivo, non meno oneroso, derivante dalla burocrazia e dalle regolamentazioni. In Italia, come abbiamo detto più volte, lo stato emana un continuo flusso di nuove normazioni cui si aggiungono regolamenti e norme secondarie di Regioni e Comuni.

Tale mostro fatto di carta e parole (molto spesso incomprensibili a un comune mortale) finisce da un lato per comportare adeguamenti che incrementano i costi a carico esclusivo delle imprese e dei professionisti; dall’altro lato a creare una sorta di ostacolo aggiuntivo e spesso dirimente alla libera iniziativa anche se essa, occorre sottolinearlo, appare con la sua vitalità l’unico contrasto efficace e stabile nel tempo al riemergere prepotente della povertà.

A solo titolo di esempio il semplice passaggio al sistema che vede il registratore di cassa di una qualsiasi attività commerciale dialogare direttamente con l’Agenzia delle Entrate, ha aggiunto per tutti gli esercenti costi stimati in oltre 400 euro annui; tutto questo senza una preventiva valutazione di quanto sarebbe accaduto. L’importante, come si vede, è normare… gli altri si dovranno adeguare.

Chi ci riesce vive passivamente questa assurdità come una tassa aggiuntiva e sempre diversa ad esclusivo carico di chi produce e che si aggiunge a tutti gli altri oneri e costi ai quali il mulo-azienda deve far fronte per esistere. Con un caro saluto a J. F. Kennedy, secondo il quale: “Una Grande Nazione non è la persecuzione del portafoglio dei suoi cittadini”.

Giuseppe de Concini