venerdì, 29 Marzo 2024
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La Croazia vuole etichettare il suo Prosek, il Veneto insorge: “Mai, il prosecco è nostro!”

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Alessandra Moretti, europarlamentare di Vicenza

“No al Prosecco croato: bene ha fatto Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura dell’Europarlamento, a scrivere al commissario Janusz Wojciechowski, così come Alessandra Moretti a presentare un’interrogazione urgente.

“Stiamo parlando di una denominazione protetta, non possiamo accettare certi comportamenti che rischiano di squalificare un nome e una produzione, oltre a ingannare i consumatori”. A dirlo è Francesca Zottis, esponente PD in commissione Agricoltura a palazzo Ferro Fini oltre che vicepresidente dell’assemblea, che boccia senza mezzi termini la richiesta di Zagabria di ottenere il riconoscimento della menzione ‘Prosek’ a un proprio vino.

 

Un’etichetta di prosecco croato
Francesca Zottis, consigliere regionale del Partito democratico

“C’era già stato un parere negativo nel 2013 proprio perché si creava confusione, non capiamo perché tornare all’attacco. Il regolamento Ue, tra l’altro, prevede che le Denominazioni di origine e le Indicazioni geografiche protette debbano essere tutelate da ogni abuso. E questo lo è. L’Unione Europea si preoccupi di garantire a tutti i Paesi membri di valorizzare le proprie specificità locali, anziché aiutarli a promuovere brutte copie delle eccellenze altrui. Una richiesta che è ancor più paradossale oggi che le Colline del Prosecco sono diventate patrimonio Unesco a testimonianza del legame con uno specifico territorio. La vera sfida, adesso, è rendere la produzione più sostenibile puntando sul metodo biologico, non certo la competizione con un vino croato, sulla cui qualità non discutiamo. Ma che non è e non potrà mai essere Prosecco”.

Non si deve ripetere un altro “caso Tocai” con la denominazione che fu scippata, per decisione dell’Europa, al Veneto e assegnata all’Ungheria che produce un vino dal nome assonante ma che è, in realtà, un vitigno completamente diverso.