mercoledì, 24 Aprile 2024
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L’Erbaluce illumina i tesori del Canavese

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Nell’anfiteatro morenico di quest’area nel Nord del Piemonte i vigneti dove si produce il celebre vino bianco (famoso per le sue bollicine) impreziosiscono il paesaggio e fanno da sfondo a tanti pittoreschi borghi e sontuosi castelli L’esperienza innovativa di Tenuta Roletto che stimola un turismo nuovo, ecosostenibile e legato al gusto

Uno scorcio dell’anfiteatro morenico del Canavese con vista sul paesaggio armonioso dei vigneti di Erbaluce intorno alla Tenuta Roletto, a Cuceglio
Uno scorcio dell’anfiteatro morenico del Canavese con vista sul paesaggio armonioso dei vigneti di Erbaluce intorno alla Tenuta Roletto, a Cuceglio

Si chiama Erbaluce e, secondo una leggenda pregna di poesia, questo splendido vitigno autoctono, sarebbe figlio delle lacrime della ninfa Albaluce. Fu lei a farne crescere i tralci per riportare la vita laddove le acque l’avevano cancellata. Oggi i riflessi dorati di questo vino, simbolo stesso del Canavese, illuminano un territorio di rara bellezza e armonia. Un grande anfiteatro morenico, fatto di collinette lillipuziane, intervallate da laghetti, boschi, campi pettinati di fresco, nonché di borghi discreti e silenziosi, desiderosi di svelarsi al visitatore attento. Siamo nell’Alto Piemonte, dove l’orizzonte lontano è già dominato dalle Alpi valdostane, mentre dall’altra parte, da alcune sommità, si scorge il profilo della Mole Antonelliana, seppur la città metropolitana di Torino sembri una realtà così estranea a questo paradiso naturale. Abbracciato dall’anfiteatro di colline è pure il Castello di Agliè, tanto imponente nelle dimensioni quanto raffinato ed elegante nel corredo artistico e nei giardini. Lo Stato ne ha fatto un museo, anche se la residenza sembra essere stata ‘vissuta’ fino a ieri. Gli ultimi ‘inquilini’ furono i Savoia: se ne andarono nel 1939. Ah, si stampa nel Canavese uno dei giornali più longevi d’Italia: la Sentinella del Canavese, il primo numero uscì nel 1893.

L’Erbaluce di Caluso, vino bianco che nelle sue tante versioni (fermo, bollicine Metodo Classico, Passito e Rosato) è l’ambasciatore della svolta per questo territorio antico, ne rappresenta la tradizione, i valori, le potenzialità anche turistiche. E’ l’esempio che dal Canavese può estendersi attraverso altri prodotti anche in tante altre microregioni, che nel dopo pandemia potranno diventare attrattori importanti nel palcoscenico del turismo di prossimità. Antonino Iaculano, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Caluso Carema Canavese, la racconta da siciliano questa svolta per il territorio. Da siciliano arrivato ragazzino da queste parti, messo su un treno a Messina dalla madre per andare a lavorare da un fruttivendolo amico di famiglia, per costruire poi il suo futuro di successo in vari campi studiando di sera, dopo il lavoro. “Nel dopoguerra il mito della fabbrica aveva tolto un po’ di identità al Canavese, allontanando le nuove generazioni dall’agricoltura – racconta – Occorreva recuperare l’anima di questa zona così particolare e così profondamente legata alla terra. E l’Erbaluce è diventato, ed è tuttora, un mezzo straordinario per comunicare i valori di questo territorio, bello e dalle importanti potenzialità turistiche”.

Castello di Masino
Castello di Masino

Antonino Iaculano e la moglie Domenica Repetto, che il vino hanno iniziato a coltivarlo per vocazione, raccogliendo il testimone della famiglia di lei, hanno costruito intorno all’Erbaluce un sistema basato sull’ecosostenibilità, puntando sul gusto e sull’accoglienza. Ovvero sugli elementi che oggi più connotano il turismo enogastronomico. Cercando di dare alla propria attività un buon profilo culturale. La Tenuta Roletto di Cuceglio non è solo una cantina di grandi dimensioni, circondata da distese di vigneti e capace di portare l’Erbaluce su tanti mercati internazionali, ma anche un agriturismo dalla visione lungimirante, che coniuga ospitalità, ristorazione ed eventi, proiettando l’attività su un segmento medio e medio-alto. La tenuta si trova come detto a Cuceglio, in collina, nella zona delle guie (i minuscoli laghetti che un tempo fungevano da maceratoi della canapa) e poco lontano dal lago di Candia, lo stesso dove pare abbia avuto origine la leggenda della ninfa Albaluce; lago famoso oggi per ospitare un attivo centro di attività federale di canoa.

A Tenuta Roletto, a sorpresa, il benvenuto lo danno le lucciole, la cui gioiosa presenza è indicatore di qualità ambientale. “Stiamo fornendo collaborazione al Politecnico e all’Università di Torino su alcuni progetti di sperimentazione – aggiunge il presidente del Consorzio – Vino, ambiente e turismo, declinati anche sotto il profilo culturale, possono trasformarsi in una grande opportunità di crescita per il Canavese. Un territorio bello e generoso, che l’Erbaluce sta già proiettando a livello di immagine su orizzonti nuovi, nazionali e internazionali. Stiamo anche pensando a un marchio Alto Piemonte con gli altri consorzi di tutela, in un’ottica di marketing territoriale”.

Le strade del vino che attraversano i vigneti del Canavese sono ricche di perle, come Ivrea (città adagiata sulle rive della Dora Baltea dove di recente è stato allestito un percorso volto alla riscoperta della secolare epopea dell’Olivetti), il lago di Viverone, il Castello di Masino (storica residenza dei conti di Valperga e oggi patrimonio del Fai), Torre Canavese con le sue strade abbellite da dipinti di artisti russi, Castellamonte con i suoi artigiani costruttori di stufe in ceramica. Ogni borgo ha una storia. A tavola si possono gustare specialità locali come il salame di patate, il caponet con la verza, la ben nota bagna cauda e la tofeja, ossia i fagioli con le cotiche e il piedino di maiale cotti nel forno a legna, dentro al caratteristico recipiente di terracotta realizzato a Castellamonte. Da queste parti, a Bairo, si produceva anche il famoso amaro Don Bairo. Ora quell’azienda produce altri buoni liquori. Il brindisi finale, immancabile e beneaugurante, spetta naturalmente all’Erbaluce. Perché è un vino dall’anima locale e perché davvero sta facendo conoscere il Canavese nel mondo. Stimolando, soprattutto con le sue bollicine di personalità, un futuro migliore per tutti.

Renato Malaman

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