Noale, il racconto di una insegnante dell’istituto comprensivo. E’ emerso lo scorso ottobre al Centro Candiani di Mestre nel corso di un convegno molto partecipato
Noale diventa simbolo di integrazione e nuove possibilità di vita felice grazie al positivo esempio di un bambino perfetttamente intetgrato grazie alla generosità di molti, a partire dalla sua nuova famiglia. La storia, poi rimbalzata tramite un rapido passaparola via internet e diventata quasi virale, è stata raccontata lo scorso ottobre al Centro Candiani di Mestre nel corso del molto partecipato convegno sulla solidarietà familiare e scolastica organizzato dall’assessorato alla Coesione sociale del Comune di Venezia, nell’ambito della nona edizione del ciclo “Dritti sui diritti”.
A farsi portavoce e testimone del prezioso esempio di solidarietà che, come ben spiegato, “Significa non solo assicurare solidità e forza, ma anche pienezza”, è stata Claudia Castegnato, insegnante dell’istituto comprensivo di Noale. La vicenda è quella di Jo, mamma nigeriana e padre italiano ma di origine canadese, genitori separati e con una vicenda familiare non facile e con un probabile passato di abusi se non subiti sicuramente vissuti dal bambino con i propri occhi.
“Una volta arrivato a Noale- racconta l’istruttrice- a scuola Jo manifesta fin da subito una forma di mutismo selettivo, parlando solo con i genitori. La nostra difficoltà di relazionarsi con lui è chiara, ma i primi a essere solidali sono stati proprio i suoi compagni, che anche solo con dei semplici gesti sono riusciti da subito a comunicare con lui e in pratica a tradurre a noi insegnanti quello che lui intendeva esprimere. Questo si è rivelato per noi molto importante, perché a poco a poco siamo riusciti a risalire ai suoi problemi principali, primo di tutti il fatto che i genitori abitano in paesi diversi, il padre lavora spesso fuori regione e ogni tanto la mamma sparisce. A volte è capitato che, al termine del tempo pieno pomeridiano, Jo abbia aspettato la mamma inutilmente”.
Ed è qui che è intervenuta la rete dei genitori, “Abbiamo avuto il supporto di gente fidata e l’autorizzazione dei genitori, e questo ha creato un senso di serenità in Jo, per cui, anche se non arriva la mamma, sa che dopo tre quarti d’ora qualcuno chiama altri adulti e questi lo vengono a prendere e lo accolgono a casa loro. Così, Jo un poco per volta si è sciolto. Dalla terza elementare abbiamo cominciato a sentirlo parlare fino a quando si è messo anche a cantare con gli altri”.
Massimo Tonizzo