martedì, 16 Aprile 2024
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Roberto Baggio, l’orgoglio del calcio veneto

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Il calcio italiano può contare uno storico di grandissimi sportivi di ogni tipo che si sono fatti strada arrivando fino al top mondiale. Come in tanti sport, infatti, il Belpaese è sempre stato una fucina di grandi talenti, ma è in quello che vede il pallone come protagonista che probabilmente ha sfornato i migliori esemplari. Uno di essi è Roberto Baggio, nato in Veneto, più precisamente a Caldogno, e senza dubbio il più grande calciatore che abbia mai vestito la maglia della nazionale italiana. Il classe 1967 è stato un predestinato fin da subito per via del suo talento innato nel dribblare gli avversari e creare occasioni da goal dal nulla. Questa è una dote rara nel calcio, dato che si tratta di uno sport nel quale vi sono undici giocatori e fare la differenza a livello individuale richiede non solo grandi abilità, ma anche una grande forza mentale.

In questo il campione di Caldogno è stato senza dubbio un esempio, andando al di là di un pesantissimo infortunio al ginocchio che, all’alba della sua carriera, avrebbe potuto costringerlo subito al ritiro. Come ricordato da varie cronache dell’epoca, infatti, durante una partita con il Vicenza, squadra nella quale aveva fatto tutta la trafila delle giovanili, il ragazzo che aveva già firmato per la Fiorentina fu vittima della rottura del crociato anteriore a soli 18 anni. Una lesione che avrebbe potuto fermare chiunque, ma che non fece titubare il ragazzo di Caldogno, che aveva come grande sogno quello di sfondare nel calcio e vincere il mondiale con l’Italia. Nonostante una carriera piena di infortuni, molti di essi gravi e sempre alle malandate ginocchia, Baggio avrebbe dato spettacolo per quasi 15 anni in Serie A, un campionato nel quale adesso il Milan è la grande favorita per la vittoria dando un’occhiata alle scommesse sui siti sportivi specializzati. 

La sua classe, combinata a un’enorme forza di volontà, fu fondamentale per farlo resistere al dolore. Inoltre, fu nella sua prima esperienza importante, ossia quella di Firenze, quando scoprì la dottrina del buddismo, la quale lo aiutò moltissimo a rendere al massimo, riuscendo a eliminare i suoi dubbi e i suoi problemi psicologici. Visto da molti come uno degli ultimi romantici del calcio prima dell’avvento di un gioco più duro e muscolare, il campione veneto fece prima storia nella Fiorentina e poi nella Juventus, con la quale vinse una Coppa UEFA e anche un Pallone d’oro nel 1993. Grazie a lui, inoltre, l’Italia arrivò vicinissima alla vittoria dei mondiali di USA 1994. Fu lui, infatti, che trascinò praticamente da solo gli azzurri fino alla finale col Brasile, segnando cinque reti in tre partite dagli ottavi alle semifinali. Nell’ultimo match contro i sudamericani, tuttavia, il suo errore dal dischetto fu fatale per gli azzurri, regalando la vittoria alla nazionale verdeoro. L’immagine del Divin Codino affranto dopo aver calciato troppo in alto il pallone è rimasta purtroppo nella storia, eppure nessuno glie ne volle. Era stato lui, in fondo, ad aver fatto sognare un intero paese con una prestazione individuale che prima era riuscita solo a Diego Armando Maradona

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