giovedì, 25 Aprile 2024
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Vicenza protagonista di “Schei”, un gioco da tavolo che dopo due banche fallite è un po’ amaro

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“Schei” è il gioco su Vicenza prodotto da una società di Genova

“Meglio un piatto di bigoi con l’arna o una porzione di poenta e bacalà? Meglio sorseggiare un mezzo sul ponte degli alpini a Bassano o un calice di torcolato a Breganze? Meglio passeggiare per i pascoli dell’altopiano di Asiago o per le strade del centro storico di Vicenza? E, soprattutto, chi sarà la persona più ricca del Vicentino?”

Questa è la presentazione di “Schei”, il gioco da tavolo creato da Demoela, società di Genova nata nel 2016 che è specializzata nella creazione e realizzazione di giochi da tavolo. Il presidente è Simone Riggio, l’amministratore delegato è Luigi Cornaglia, mentre Alberto Barbieri ha la responsabilità dello sviluppo dei giochi e delle reti commerciali.

Sono 44 i giochi creati in questi anni da Demoela, che ha tre valori di fondo, così come li indica nel suo sito: divertimento, educazione, condivisione. La società ha un’attenzione particolare alle diverse regioni: Lombardia, Emilia, Piemonte, Toscana, Sardegna e via elencando: grazie a Vicenza, adesso si interessa anche del Veneto.

Il gioco su Vicenza è stato creato da Silvia Campodonico e Luisa Grignoletto, mentre le illustrazioni sono di Matteo Dazzo. Il sottotitolo del gioco, che riporta la basilica palladiana sulla copertina, è “muso duro e bereta fracà”, uno dei molti modi di dire celebri a Vicenza.

Però la domanda della scatola, e lo scopo del gioco, è di scoprire chi sarà il più ricco del Vicentino. Una specie di monopoli, si potrebbe pensare: “L’obiettivo di questo gioco di società adatto a tutti – spiegano gli ideatori – è di divertirsi e imparare, rendendo ancora più prospera la zona di Vicenza, costruendo case, edifici e attività commerciali. Le carte contengono dinamiche che chi abita nel vicentino riconosce: modi di dire, espressioni popolari, situazioni tipiche, per una avvincente scoperta di questa splendida zona”.

Prosegue la spiegazione: “Inizia il giocatore che ha mangiato l’ultima volta poenta e bacalà, perché a Vicenza i buongustai vengono sempre premiati! Tirando i dadi, percorrerai la città e i suoi luoghi più famosi, ma anche Bassano, Asiago, Schio e tutta la provincia, alla scoperta di particolarità e tradizioni locali. Con le carte “Tra copa e colo” e “Forsa e corajo”, ti troverai davanti tante situazioni tipiche che ogni persona vicentina dentro conosce da vicino. Avrai a disposizione 9 carte da personalizzare, per divertirti a rendere il gioco ancora più tuo”.

Il legame tra Vicenza e i quattrini, cioé gli “schei”, è individuato in modo così netto solo per Vicenza. Un gioco parallelo centrato su Milano, che è per antonomasia la città degli affari, parla più genericamente di investimenti, non dei “dinè”. Il gioco sulla Romagna parla di danze, così come altri giochi territoriali puntano su aspetti del carattere locale (la proverbiale parsimonia dei genovesi) o del tutto fantasiosi (come la battaglia del maiali a Reggio Emilia).

L’ultimo titolo sugli “schei” fu un libro di Stella 25 anni fa: ma gli anni Novanta sono lontani

La copertina del libro “Schei” di Gian Antonio Stella uscito nel 1996

L’ultimo titolo sugli “schei” prima di questo gioco, è quello che risale a 25 anni fa: ne è autore un vicentino illustre, Gian Antonio Stella, che scrisse un libro centrato sull’arricchimento del Nordest negli anni Novanta. Erano i tempi del Nordest locomotiva d’Italia, con Vicenza che era il cuore di questo fuoco. Molto è cambiato da allora. Con tutte le attenuanti da riconoscere alle buone intenzioni di Demoela, a riproporre questa immagine oggi si di far sembrare i vicentini un popolo di avidi e gretti. Ora, che l’individualismo sia una piaga nel Veneto e a Vicenza ne siamo tutti coscienti ma è anche vero che dopo 25 anni, una crisi economica spaventosa, una crisi finanziaria, molte consapevolezze e atteggiamenti sono cambiati.

Due banche fallite, un territorio spolpato, oltre 120 mila correntisti a bocca asciutta: la vicenda della Popolare di Vicenza e di Veneto banca è una ferita sanguinante

E questo è un primo problema. Ma non è neanche il più delicato. Parlare oggi di “schei” a Vicenza, identificando questa immagine come identità di una città e della provincia, è ancora doloroso: sono lontani gli anni Novanta, mentre non va dimenticato un avvenimento devastante qual è stato l’evaporazione di due banche (due!) nel Veneto, una delle quali era la Banca Popolare di Vicenza e l’altra era Veneto Banca, che comunque a Vicenza ha lasciato ferite profonde. Parliamo di un default di 12 miliardi di euro, che ha richiesto provvedimenti del governo per 17 miliardi e di 120mila correntisti rimasti con a bocca asciutta quanto il loro portafogli. Insomma, parlare di “schei” a Vicenza è un po’ come parlare di corda in casa dell’impiccato. La memoria di un territorio spolpato è ancora assai viva.