sabato, 20 Aprile 2024
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Cinquant’anni fa la legge che salvò i Colli Euganei

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Nel 1971 la “Romanato Fracanzani” pose fine allo scempio delle cave nei Colli Euganei

Cave nei Colli Euganei
Cave nei Colli Euganei

Cinquant’anni fa, il 24 novembre 1971, veniva approvata la legge che salvò dalla distruzione i Colli Euganei. E’ la 1097/71, meglio nota come ‘Romanato – Fracanzani’, dal nome dei suoi primi due firmatari, entrambi deputati della Dc. Si trattò della prima legge in materia di tutela ambientale emessa dal Parlamento italiano e fu il frutto di una battaglia che coinvolse anche la società civile, attraverso l’impegno appassionato dei giovani dei Comitati per la difesa dei Colli Euganei, coordinati da Gianni e Franco Sandon e da Sandra Romano.

La “Romanato Fracanzani”: la storia della legge che salvaguarda i Colli Euganei e non solo

La legge fece dottrina per salvaguardare altre zone del territorio nazionale in pericolo. La Commissione Pubblica Istruzione e Belle Arti della Camera la approvò nell’ultima seduta utile, prima dello scioglimento delle Camere. Il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat la promulgò il 29 novembre. Passò quindi in extremis, grazie anche all’abilità del deputato rodigino Giuseppe Romanato, il relatore e primo firmatario del testo, che riuscì a inserirla al primo punto dell’ordine del giorno di quella seduta. Mentre Carlo Fracanzani, estense (poi ministro e più volte sottosegretario) nella precedente seduta del 13 maggio, aveva apportato significativi emendamenti, così da scongiurare interpretazioni di comodo da parte dei cavatori.

La legge passò nonostante le paure della vigilia, alimentate dalle crescenti pressioni da parte dei potentati economici che non volevano rinunciare alla lucrosa attività estrattiva e anche nonostante l’ostilità di parte della popolazione, preoccupata per le conseguenze sul piano dell’occupazione (erano diverse centinaia i lavoratori delle cave). Il primo effetto della legge fu la chiusura entro tre mesi di oltre la metà delle cave in attività, ovvero quelle da cui si estraeva materiale cosiddetto ‘vile’: pietrisco utilizzato come sottofondo stradale o per rinforzare gli argini del Po.

Per le altre cave dei Colli, quelle di trachite da taglio e di marna e calcare per i cementifici, la legge impose una rigida regolamentazione attraverso piani quinquennali da sottoporre all’approvazione regionale. Imponendo anche una ricomposizione ambientale. La quasi totalità di esse con il tempo venne chiusa. A quel tempo i Colli Euganei detenevano un triste primato: la più alta produzione al mondo di cemento per chilometro quadrato, con tre cementifici allora in attività. La legge venne firmata anche da altri 26 parlamentari, di tutti i partiti. Fra essi tutti i padovani. Pose fine a uno scempio paesaggistico, che ebbe vasta eco anche nella stampa nazionale.

Renato Malaman