martedì, 16 Aprile 2024
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Le accise sulla benzina sono una tassa da briganti: ce ne sono 17 e non finiscono mai di pesare

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Con la benzina paghiamo ancora il finanziamento alla guerra d’Etiopia del 1936

distributore benzina e dieselCome sempre, c’è chi vince e ride, c’è chi perde e piange.
Se da qualche tempo il cittadino piange e impreca amaramente contro il continuo rincarare dei carburanti, lo Stato quest’anno incasserà 1 miliardo di euro in più di gettito legato proprio alle imposte sui carburanti e quindi vince e si rallegra.

La consapevolezza che questa dinamica provocherà (come ha già iniziato a fare) un impatto non positivo sui prezzi dei principali beni di consumo, rende ancora più esacerbante la tagliola di questa vera flat tax che colpisce in modo indiscriminato i cittadini, indipendentemente dal loro scaglione di reddito e dal consumo lavorativo o diportistico del carburante.

Il prezzo dei carburanti è composto da tre elementi:
– Platts (cioè il costo, determinato da un’agenzia internazionale privata con sede a Londra, della materia prima);
– Margine lordo industriale (determina il guadagno dell’industria petrolifera che estrae la materia prima e della rete che distribuisce e vende i carburanti);
– Tasse (ovvero imposte indirette) che si compongono di accise, addizionali regionali e Iva.

Facciamo un esempio concreto per capirci: se alla pompa il cittadino in Italia paga un litro di benzina 1,549 euro il prezzo finale sarà così ripartito:
a) Platts (costo materia prima) Euro 0,416,
b) Margine industriale Euro 0,125,
c) Tasse (accise, addizionali + Iva) euro 1,008.

In pratica il costo della materia prima estratta, distribuita e venduta alla pompa è di euro 0,541, tutto il resto (Euro 1,008) sono tasse. Ma che tasse?

Essenzialmente accise, cioè tasse di scopo, che gravano sul povero litro di carburante in modo impietoso per oltre il 65,07% del prezzo finale.
Oggi le accise sono diciassette: 1) Finanziamento guerra di Etiopia (1936/1937); 2) Finanziamento crisi Canale di Suez (1956); 3) Finanziamento ricostruzione post Vajont (1963); 4) Finanziamento interventi alluvione di Firenze (1966); 5) Finanziamento ricostruzione terremoto Belice (1968); 6) Finanziamento ricostruzione post terremoto Friuli (1976); 7) Finanziamento ricostruzione post terremoto Irpinia (1980); 8) Finanziamento intervento militare in Libano (1983); 9) Finanziamento missione militare in Bosnia (1996); 10) Finanziamento rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004); 11) Finanziamento per acquisto autobus ecologici (2005); 12) Finanziamento ricostruzione terremoto L’Aquila (2009); 13) Finanziamento alla Cultura (2011); 14) Finanziamento emergenza immigrati post crisi libica (2011); 15) Finanziamento ricostruzione post alluvione in Liguria e Toscana (2011); 16) Misure urgenti decreto n.201 6/12/2011 detto “Salva Italia” (2011); 17) Finanziamento ricostruzione post terremoto Emilia (2012).

La più giovane accisa ha 9 anni, la più vecchia ben 75. L’anno orribile, per il carico fiscale sul litro di carburante, fu il 2011 con ben 4 accise applicate ex novo.

Va notato come, con perfidia tutta statalistica, accise e addizionali regionali vadano a comporre la base di calcolo dell’Iva (aliquota al 22%) la quale dunque si paga anche sulle tasse di scopo applicate dal Governo. Mancava, nel panorama italiano, un esempio classico di “doppia imposizione”, visto che di solito il nostro Stato ci ha abituato ad esempi di tripla se non quadrupla imposizione fiscale.

Tasse sulle tasse, come tasse su imponibili che sono già stati tassati: in altre nazioni, in altre epoche, ad altre latitudini fecero fior di rivoluzioni per questo motivo.

Scorrendo le voci delle accise ancor oggi in essere viene da sorridere: il fardello delle “disgrazie nazionali” (Vajont, Belice, Friuli, Irpinia) si è implementato con lo scorrere del tempo senza che mai le ragioni legittime dell’aggravio, al loro superamento, abbiano determinato l’eliminazione della relativa tassa ad hoc. Ma figuriamoci! La si dimentica lì, tanto lo Stato avrà di certo altre spese da fare…

E il cittadino?

Giuseppe de Concini, consulente d’impresa con esperienza trentennale

Al 30 settembre 2021, (secondo i dati del ministero della Transizione Ecologica) gli italiani avevano acquistato 23 milioni di tonnellate di carburante; dunque a fine anno (assumendo per inalterata la tendenza) gli incassi dell’erario nell’anno in corso supereranno i 27 miliardi di euro.

Un suggerimento terra terra: anziché millantare aiuti che nei fatti non ci sono, perché non si abbattono le accise (meglio sarebbe rinunciarvi del tutto), ridefinendo il calcolo dell’Iva in modo tale da escludere le tasse dalla base di calcolo?

Sarebbe un modo tangibile che consentirebbero al Governo che ne avesse voglia di mettere qualche soldo in più nelle tasche degli italiani.

Nel contempo ciò porterebbe un briciolo di slancio aggiuntivo alla ripresa tanto cara proprio al Governo, senza che tale slancio fosse fiaccato e reso inane fin dal suo nascere da un’imposizione che – fuor di metafora – è molto simile all’esazione brigantesca del noto: Chi siete, cosa portate, ma quanti siete? Un fiorino.

Giuseppe de Concini