venerdì, 29 Marzo 2024
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Piove di Sacco: oltre mille firme per la salvaguardia Palazzo Gradenigo

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“Amici del Gradenigo”: ora si passa alle proposte per la sua apertura

Palazzo Gradenigo
Palazzo Gradenigo

Oltre mille firme, 1.080 per la precisione, per riaprire Palazzo Gradenigo. Sono quelle raccolte nelle ultime settimane dai volontari della storica associazione “Amici del Gradenigo” che dal 1996 si spendono per la salvaguardia di quello che considerano il bene artistico di maggior pregio della città.

“Ci siamo fermati nella raccolta delle firme – spiega Mario Miotto, presidente dell’associazione – ad un numero simbolico ma avremmo potuto continuare perché sono tante altre le persone che esplicitamente vorrebbero si intervenisse sul complesso del Gradenigo, parco compreso, che si imbarbarisce sempre più”. 

Gli “Amici del Gradenigo”, insieme a Legambiente, utilizzeranno le firme raccolte per presentare e avvalorare una serie di proposte al ministro Dario Franceschini, al governatore Luca Zaia, alla Soprintendenza, ai carabinieri del Nucleo tutela beni culturali e all’amministrazione comunale.

“Per prima cosa – spiega Miotto – chiederemo la firma da parte della proprietà di una convenzione con lo Stato che porti ad un’apertura regolare alle visite del palazzo come previsto dal Codice Urbani dei Beni Culturali e come pianificato dalla Soprintendenza. Visite che si sono realizzate grazie alla nostra associazione solo per te mesi nel 2003 in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio. Forse sono cambiate le condizioni di sicurezza di questo percorso? Riteniamo che per l’attuale proprietario, il buon senso e la normale gratitudine per l’eredità ricevuta imporrebbero un minimo di ripristino e manutenzione del percorso di visita se qualcosa fosse effettivamente cambiato. Chi dovrebbe farsi carico di ripristinare il rispetto della legge Urbani? La proprietà e chi ha pagato i lavori di restauro (complessivamente sono stati spesi quasi 900 mila euro tra il 2002 e il 2004): lo Stato, la Soprintendenza e la Regione”. 

L’associazione sottolinea poi altri punti dolenti.

“Non è stato rispettato – continua Miotto – il decoro del complesso e la sua integrità. Sono stati eradicati alberi secolari, la casa del fattore è crollata per mancanza di cure, sono state asportate le statue facenti parte dell’arredo del giardino, mobili e arredi e documenti sono stati asportati dal palazzo”. 

C’è poi la questione del parco.

“L’ex giardino all’italiana di tre ettari – conclude il presidente – è situato nel pieno centro storico ed è limitrofo all’ ospedale. Giace però inselvatichito da molti anni, tanto che in 18 anni l’incolto è stato governato al massimo tre volte di cui l’ultima oltre cinque anni fa. Tale situazione ambientale non giova certo alla salute e al decoro della nostra città. Ci chiediamo anche come la presente situazione non preoccupi la dirigenza dell’ospedale. Al nostro Comune diciamo con molta franchezza ma anche con molta determinazione: prima di andare a trattative con la proprietà esiga da essa il rispetto delle leggi e dei regolamenti. Le nostre battaglie in passato hanno salvato il palazzo dalla distruzione. Ora vogliamo la sua apertura al pubblico”. 

Alessandro Cesarato