venerdì, 29 Marzo 2024
HomeVenetoAttualitàVeneto: i nostri fiumi (non) stanno bene

Veneto: i nostri fiumi (non) stanno bene

Tempo di lettura: 5 minuti circa

Il bilancio finale di “Operazione Fiumi – Esplorare per Custodire” 2021, la nuova campagna di Legambiente Veneto sullo stato di salute dei nostri corsi d’acqua

Mala depurazione e glifosate sono i principali nemici dei nostri fiumi. A parlare chiaro sono i dati del bilancio finale di Operazione Fiumi – Esplorare per custodire, edizione 2021 la nuova campagna itinerante di Legambiente Veneto, realizzata grazie al progetto finanziato della Regione del Veneto con risorse statali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che quest’estate con un team di oltre 50 volontari e volontarie dei Circoli di Legambiente ha monitorato lo stato di salute dei nostro corsi d’acqua.

Fiume Brenta
Fiume Brenta

Il report finale di Operazione Fiumi pubblicato oggi dall’associazione, riporta tutti i dati raccolti nel 2021, riguardanti i fiumi più significativi della nostra regione: Brenta, Bacchiglione, Po, Adige, Livenza, Sile, Piave e altri corsi d’acqua tra cui Fratta Gorzone, Retrone e Dese che con numerosi altri affluenti e canali sono tenuti sotto la lente di ingrandimento dei Circoli territoriali di Legambiente.  La campagna itinerante ha coinvolto centinaia tra volontari e cittadini in attività di campionamento ed analisi sulla qualità delle acque, nei rilevamenti morfologici e – per la prima volta in via sperimentale – nel monitoraggio della river litter (rifiuti lungo le rive) attraverso un nuovo protocollo elaborato da Legambiente. I volontari, formati dal comitato scientifico di Legambiente, hanno effettuato i prelievi dei campioni e attività di rilievo degli elementi di criticità ambientale, assistiti per gli aspetti scientifici e formativi dai tecnici e dai laboratori di ARPAV, partner di questa prima campagna regionale di attenzione verso i fiumi. I cittadini che hanno partecipato alle attività hanno così potuto rendersi conto dell’importanza e della fragilità del sistema fiume che è anche continuamente messo a rischio dai continui tagli radicali di vegetazione lungo gli argini che rischiano di compromettere l’ecosistema fluviale.

Al centro della campagna, l’analisi di parametri chimici e microbiologici delle acque superficiali dei campioni prelevati, elementi utili per valutare la qualità ecologica del fiume. Due i principali ricercati: batteri fecali e glifosate. Su 50 punti totali campionati, il 54% è risultato superare i limiti previsti per un buono standard di qualità delle acque. Rilevato anche glifosate oltre i limiti nel 26% dei campioni.

La cattiva depurazione è la malattia cronica: 29 punti monitorati in 12 fiumi e corsi d’acqua minori della nostra regione, risultano inquinati o fortemente inquinati con valori di escherichia coli superiori a 1000 mpn/100ml, il  limite di qualità per le acque interne. Se volessimo prendere in considerazione il limite di qualità previsto per le acque di balneazione (comunque non prevista per le acque di fiume), i punti a risultare non balneabili sarebbero ben 37.

Allarme rosso per la depurazione nei fiumi Bacchiglione e Fratta Gorzone

Fiume Bacchiglione
Fiume Bacchiglione

Le situazioni più critiche sulla depurazione riguardano i fiumi Retrone e Bacchiglione con risultati a dir poco allarmanti: per il fiume Retrone a Vicenza (Ponte del quarelo)  sono stati misurati dai laboratori di Arpav ben 241.960 unità di escherichia coli su 100 millilitri d’acqua. Nel Bacchiglione, sempre a Vicenza in località Debba, sono stati riscontrati 198.630 unità. Una situazione di allarme rosso per i Comuni del vicentino che deve essere approfondita.  Problemi seri anche per il Fratta Gorzone a Cologna Veneta dove le unità rilevate superano le 24mila e per il Livenza dove tutti i campioni analizzati risultano al di sopra del limite con dei picchi di 12mila unità a Motta di Livenza e di 11mila a Gorgo al Monticano in provincia di Treviso. Altro fiume a destare preoccupazione è il Sile: nessuno dei campioni prelevati è risultato entro i limiti, con un picco di 3200 unità a Casale sul Sile e di quasi 5mila unità a Cavallino Treporti. Il segnale di una sofferenza estesa fino alla foce, dovuta in particolare alla scarsa depurazione della Marca. Risultati preoccupanti anche per l’Adige, con segnali di criticità che arrivano da Zevio nel veronese, dove è stato riscontrato un valore di oltre 4mila unità,  e che proseguono verso Legnago ( 2,5mila unità) fino ad arrivare alla foce a Rosolina con 1200 unità di escherichia coli su 100 millilitri d’acqua. I punti campionati nei fiumi Brenta e Piave nel complesso destano meno allarme, anche se con puntuali valori elevati, da tenere sotto dovuta osservazione. Sembra funzionare la capacità depurativa del fiume Po, dove non si sono riscontrati valori superiori a 185 unità di mpn/100ml.

Emergenza Glifosate per i fiumi Dese e Retrone

I dati dei fiumi veneti (Legambiente)
I dati dei fiumi veneti (Legambiente)

Per quanto riguarda gli inquinanti emergenti, famiglia cui appartengono i famigerati Pfas, è stato preso in esame il Glifosate, l’erbicida di sintesi chimica più diffuso al mondo. Le analisi condotte sui 50 campioni prelevati hanno rinvenuto tracce di glifosate su 33 campioni con valori che oscillano da 0,02 a 1,1 microgrammi su litro. Con un valore limite per lo standard ambientale stabilito in 0,1 µ/l e ben 13 campioni che hanno superato tale valore, emerge un 26% dei campioni contaminati che desta seria preoccupazione e richiama ad azioni urgenti e ad un maggior controllo sui limiti e sugli utilizzi di questa sostanza, vista la nota pericolosità per la salute umana. Allarmi e necessari approfondimenti da effettuare anche per il fiume Dese,  che fa registrare nei pressi di Ca’ Noghera nel veneziano il più alto valore registrato di 1,1 µ/l, e per il fiume Retrone, sempre a Vicenza, presso il Ponte del quarelo, dove il glifo

sate raggiunge 0,78 µ/l. Preoccupante anche il risultato dei campioni raccolti sul Fratta Gorzone, dove sono stati registrati valori superiori al limite in tutti e tre punti esaminati con un valore massimo di 0,58 µ/l a Vighizzolo D’Este. Un segnale di criticità ulteriore che si aggiunge alla pericolosa presenza di Pfas, per un corso d’acqua afflitto da troppi inquinanti.

Tali molecole rappresentano un fattore di pressione rilevante per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Residui di queste sostanze oltre che nelle acque si possono ritrovare in aria, suolo, sedimenti e di conseguenza nei prodotti alimentari. Su molte di queste sostanze esistono ampi margini di incertezza rispetto alla reale permanenza in ambiente nel tempo così come sugli effetti sanitari. Per questo Legambiente chiede una priorità di intervento in questo senso, per un risanamento dei nostri territori che non può prescindere da un stop all’immissione in ambiente di questi veleni.

Tutti i risultati delle analisi e delle attività di monitoraggio e di citizens science, sono consultabili dal report conclusivo di Operazione Fiumi pubblicato oggi da Legambiente.  Il rapporto completo è scaricabile a questo link.

Le più lette