venerdì, 29 Marzo 2024
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Bassano ricorda l’arbitro Luigi Agnolin

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L’amministrazione di Bassano sta pensando di dedicare l’impianto sportivo in costruzione al quartiere Prè all’arbitro Luigi Agnolin

Luigi Agnolin, celebre arbitro di calcio internazionale, scomparso tre anni fa

Siamo nel pieno di una crisi sanitaria, di una crisi economica e di una crisi sportiva, con il caso plusvalenze che sta appena offuscando il problema arbitrale aggravato dall’introduzione del VAR che ha stravolto il più bel gioco del mondo. Non sono né un virologo né un economista per cui mi soffermo sul VAR, materia per tutti, rispolverando un’intervista, raccolta in tempi non sospetti, a colui che è stato uno dei più bravi arbitri al mondo: Luigi Agnolin di Bassano del Grappa. 

Da vecchio cronista sportivo parto proprio da questo articolo per fare una proposta-provocazione all’amministrazione comunale a oltre tre anni dalla comparsa. Ma torniamo al VAR e all’azzeccata previsione che Agnolin mi fece proprio alla vigilia dell’introduzione della nuova tecnologia. Tranchant fu il suo giudizio: “Danneggerà l’arbitro perché non lo aiuterà a crescere in personalità e sicurezza del proprio ruolo mettendone invece a nudo gli errori, in cui incorre anche il più bravo direttore di gara; quella macchina diventerà per il direttore di gara un boomerang: metterà solo in dubbio le sue decisioni. Non mi sembra una gran genialata…”.

Protagonista poliedrico anche al di fuori degli stadi dove, a cavallo tra gli anni ’70 e ‘80, è stato il portabandiera di quella bassanesità che lui aveva nel suo dna. Come quell’ innata classe che ne fece il principe dei fischietti a livello mondiale e che, da “sognatore concreto“ lo spinse a fare il presidente dell’allora Apt inventandosi “Bassano città mondiale della Befana” nell’anno di Italia ’90 e decine di altre iniziative che avevano un unico scopo: veicolare l’immagine di “una città da scoprire e da amare”. Il suo profondo legame con Bassano talvolta urtava la suscettibilità di qualche concittadino che non accettava quella caratura internazionale che, sempre in ambito calcistico, lo spinse a finire in Portogallo una carriera dirigenziale, peraltro già ricca qui come direttore generale di Roma, Venezia, Perugia, Verona e Siena, apprezzato moviolista televisivo ed ex commissario straordinario dell’Aia in un calcio che stava uscendo dallo scandalo scommesse. Senza dimenticare gli incarichi nel mondo arbitrale dell’ex fischietto bassanese, classe 1943. Per non parlare dell’impegno per la città che Agnolin, figlio d’arte, anche suo padre Guido fu arbitro internazionale, non perdeva tempo ogni qualvolta (spessissimo) andava in tivù a pubblicizzare la sua città. E chi dimentica la fila di big mondiali, arrivati ai piedi del Grappa, ospiti del “Bibendum” da lui organizzato al teatro Astra? Persona autorevole dal carattere fortissimo, un vulcano di idee anche se talvolta visionario, forse non meriterebbe un ricordo dalla sua città a cui molto ha dato?

“Bassano non si è dimenticata di Agnolin – puntualizza Mariano Scotton, assessore allo sport, ex arbitro, allievo ed amico di Gigi che gli ha fatto da testimone di nozze – e l’attuale giunta ha già intrapreso il percorso per dedicargli un progetto già avviato in città. Di più non posso dirti anche se credo sia il giusto riconoscimento a quello che è stato il nostro personaggio sportivo più rappresentativo”. 

L’anticipazione criptata dell’assessore esclude l’intitolazione all’ex arbitro dello stadio-velodromo, costruito però su un terreno donato nel 1922 al Comune dal mecenate bassanese Rino Mercante a cui successivamente l’impianto è stato dedicato. Ed anche quella di dedicare ad Agnolin uno dei due palasport di via Cadolfin. A questo punto l’alternativa più concreta è il costruendo impianto sportivo con campi in erba sintetica di quartiere Prè già in cantiere. Anche perché vicino ai suoi trascorsi in campo calcistico che lo vide responsabile nazionale del Settore giovanile e scolastico della Figc. Sarebbe il meritato epilogo per il suo ruolo di “ambasciatore”, diretto, franco e senza peli sulla lingua, di quella che lui aveva etichettato come la “Repubblica di Bassano”. 

Un riconoscimento che ritengo più che meritato e che avvaloro con tre ricordi personali del “prof” Agnolin, come ero abituato a chiamarlo per i suoi trascorsi di insegnante di educazione fisica prima all’Einaudi e poi all’Agrario. 

26 maggio 1985, Bruxelles. All’indomani della mattanza dell’Heysel dove gli hooligans inglesi uccisero 39 persone durante la finale dell’allora Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool,mentre L’amministrazione comunale sta pensando di intitolare all’illustre concittadino, che fu anche dirigente sportivo e moviolista televisivo, il nuovo impianto di calcio in erba sintetica in quartiere Prè mi aggiro nell’hangar-obitorio a caccia di testimonianze per il giornale, incontro casualmente Gigi. Era stato inviato nella capitale belga per espletare le procedure di rimpatrio di salme e feriti. In quell’inferno aveva appena riconosciuto le due vittime bassanesi Mario Ronchi e Amedeo Spolaore, fra l’altro suoi amici. Mi viene incontro e mi abbraccia singhiozzando, quasi a cercare conforto, lui che era salito a Bruxelles per portare aiuto agli altri. In quell’abbraccio ho davvero capito, al di là dell’arbitro più bravo, chi era quell’omone dai modi decisi ma dall’animo sensibile con cui, in occasione del 30esimo, scrivemmo assieme il libro “Heysel 1985 – 2015. Per non dimenticare”. Per me fu un’esperienza unica. 

Facen, casa famiglia. In una afosa serata di agosto 1996 ci incrociamo in via Vendramini, sotto l’ex redazione de Il Gazzettino, quotidiano per cui lavoravo. Mi chiede di seguirlo. Saliamo in auto e inizia a parlarmi di un progetto di solidarietà messo da poco in piedi nel Feltrino, a Facen. Dopo una mezzora da… rally eravamo sul posto: i lavori della casa famiglia per una ventina di bambini sfortunati stavano procedendo grazie alla generosità degli arbitri, quelli veneti in particolare, e di tanti big del calcio nazionale da lui coinvolti. “Vedi – mi disse –, questa è la mia seconda casa”. I suoi occhi diventarono lucidi: quando varcava l’ingresso veniva contagiato dall’entusiasmo dei piccoli che vedevano in lui il papà. 

Messico 1986. Ho avuto la fortuna, e l’onore, di vivere a fianco di un Agnolin inedito, indiscutibilmente più conosciuto fuori dai confini di quella “Repubblica di Bassano” che lui stesso aveva coniato. Dove?Il battesimo ufficiale fu al mondiale 1986 in Messico: ne fui testimone all’Atzeca dove arbitrò Argentina-Uruguay, finita senza reti. Tutti si attendevano una battaglia vista la rivalità fra le due nazionali. Invece, tutto filò liscio, senza un solo ammonito. I cartellini Gigi li estrasse solo uscendo dall’Atzeca : li sventolò entrambi, quello giallo e quello rosso, salutando il pubblico. Un gesto che lui stesso spiegherà, poi, in sala stampa: “Il giallo e il rosso sono i colori di Bassano, la mia bellissima città”, disse con un disarmante sorriso facendo così parlare di Bassano le tv ed i giornali di mezzo mondo.

E un personaggio di questo calibro non si merita un riconoscimento dalla sua città?

Domenico Lazzarotto