mercoledì, 24 Aprile 2024
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Vicenza, alla pasticceria Casara le meringhe sono “filosofiche”. E c’è il dolce intitolato a Pablito

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Vicenza, il pasticcere Piergiorgio Casara ha insegnato filosofia al “Pigafetta”

Piergiorgio Casara, filosofo e pasticcere

Se un professore di filosofia è anche pasticcere di alto livello qual è il risultato? Si finirà a discutere sulla meringa, che è la bandiera della pasticceria Casara di Isola Vicentina, storico locale di Paolo e Piergiorgio Casara, che però è diventato il dolce simbolo della “Pasticceria artigiana” che Piergiorgio ha aperto assieme alla moglie Elda e al figlio Carlo, 39 anni, sei anni fa a Vicenza, in via Medici.

Va spiegato che Piergiorgio ha la gastronomia nel sangue, per via della passione tramandata dal padre, che aprì settant’anni fa il locale di famiglia a Isola. Ma la vita e gli studi lo hanno portato su un altro fronte, quello della filosofia: Piergiorgio Casara, infatti, ha insegnato filosofia per 27 anni, sino alla pensione, al liceo “Pigafetta” ed è stato mentore di generazioni di studenti.

Dopo la pensione s’è dedicato a tempo pieno al laboratorio di Vicenza, ma l’occasione di avere un professore di filosofia come interlocutore è troppo ghiotta per non svolgere qualche riflessione che vada oltre la ricetta tecnica. Perché, naturalmente, le sue sono state definite, uniche al mondo, come le “meringhe filosofiche”. Talmente gustose che negli anni Settanta il giovane Paolo Rossi le conosceva e le apprezzava: era a tal punto un tifoso dei Casara e da Vicenza arrivava a Isola Vicentina per acquistarle.

Le “meringhe filosofiche” della pasticceria Casara di viale Medici

Memore di questa antica amicizia, da quando Pablito è scomparso, un anno fa, in suo ricordo Casara ha creato una pasta biancorossa con tanto di storica “R” disegnata in cima. L’accoglienza a Vicenza è stata commovente per quella che tecnicamente è una bavarese.

Sulle meringhe, tempo fa Piergiorgio Casara ricordava un colloquio con un altro cittadino di Isola, lo scrittore Luigi Meneghello (era nato nel paese quando ancora si chiamava Isola di Malo) che aveva approvato il dolce esclamando: “Meravigliose queste spomiglie!” con il nome pronunciato con la “o” di ottocento. Come ha riportato in un articolo Denise Battistin, Piergiorgio gli spiegò la differenza: “La spumiglia è cotta più a lungo, rimane più compatta e croccante con un maggiore uso di zucchero rispetto alla meringa, friabile e delicata. Meneghello insistette spiegando che la meringa era tedesca, mentre la spomiglia aveva una leggerezza tutta italiana”. E la faccenda finì lì. Difficile mettersi a litigare con qualcuno che ha fatto dello studio del dialetto veneto, da “Libera nos a Malo” sino a “Maredè, maredè”, e del confronto con l’italiano la ragione di una vita.

La pasta creata dai Casara per celebrare Paolo Rossi

Viene, però, quasi spontaneo un gioco. Come avrebbero considerato i due dolci i filosofi del passato? Risponde Casara: “Kant avrebbe sicuramente parlato di meringa, anche perché era un gran buongustaio. Mentre Socrate avrebbe parlato di spumiglia, visto che era collocato in mezzo alle nuvole di Aristofane”.

Antonio Di Lorenzo