giovedì, 28 Marzo 2024
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Vicenza, all’Epifania in cattedrale si celebra la “Festa dei popoli” con i migranti

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A Vicenza sono sedici i centri per migranti di fede cattolica

Una passata edizione della Festa dei popoli in cattedrale con il vescovo Pizziol

Giovedì 6 alle 10.30, in occasione dell’Epifania, la cattedrale di Vicenza – spiega una nota della diocesi – tornerà ad animarsi di colori, suoni e canti di ogni parte del mondo grazie alla Festa dei popoli organizzata dall’ufficio diocesano Migrantes.

La messa, presieduta dal vescovo Beniamino Pizziol, sarà partecipata in particolare dai migranti cattolici residenti nel territorio della diocesi, che animeranno la celebrazione con canti e preghiere propri dei diversi Paesi di origine. L’invito in cattedrale, comunque, è rivolto a tutti coloro che sono disposti ad “accorciare le distanze” e superare i pregiudizi. La celebrazione sarà trasmessa in diretta su Radio Oreb e sul canale YouTube della diocesi.

“La Festa dei Popoli di quest’anno – spiega padre Sergio Durigon, nuovo responsabile Migrantes Vicenza – assume significati particolari. L’Epifania celebra i magi che incontrano Gesù e ricorda i migranti cattolici che fanno parte della chiesa vicentina e contribuiscono a renderla più bella e universale.  I centri per i migranti, accompagnati dai loro cappellani sono una testimonianza delle tante buone pratiche di reale accoglienza che il nostro territorio continua a vivere”.

Nella diocesi di Vicenza, sono 16 i centri pastorali per migranti di fede cattolica: 7 a Vicenza (per filippini, ghanesi, nigeriani, romeni, srilankesi, latino americani e ucraini), 2 a Bassano (per filippini, ghanesi, latino americani e ucraini), 2 a Schio (per ghanesi, nigeriani e romeni), 2 a Valdagno (ghanesi e ucraini) e poi uno a Tezze d’Arzignano (per ghanesi), uno a Creazzo (per africani francofoni) e uno a Chiampo (per ucraini).

“La pandemia – continua padre Durigon – ha accentuato le difficoltà nelle famiglie dei migranti, ha fatto emergere situazioni di criticità. Molti migranti hanno perso il lavoro, sono rientrati nel Paese di origine oppure hanno cercato uno sbocco in altri Paesi. Come ha sottolineato papa Francesco: «Abbiamo capito che le grandi questioni vanno affrontate insieme, perché al mondo d’oggi le soluzioni frammentate sono inadeguate. La solidarietà sembra declinata solo in chiave difensiva ed escludente, come mostra la più recente proposta di Patto europeo su immigrazione e asilo».

“Ascoltiamo notizie che ci parlano di migranti infreddoliti nei recinti della rotta balcanica o fra campi minati e miliziani che picchiano al confine tra Bielorussia, Polonia e Lituania; sono nei campi dell’isola di Lesbo, nei centri di detenzione in Libia o in mano a trafficanti; sono bersaglio dei fucili spianati a Ceuta e Melilla o nelle giungle di Calais”.