venerdì, 24 Marzo 2023

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Rovigo, Dottor Clown: “Lasciateci portare un sorriso”

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I volontari di Dottor Clown, che dal 2006 portano un sorriso ai pazienti dell’ospedale di Rovigo, chiedono di poter riprendere l’attività in sicurezza

Anche la solidarietà si è dovuta fermare davanti alla pandemia; questo è successo all’associazione Dottor clown di Rovigo, attiva nell’ospedale del capoluogo polesano dal 2006. Scopo dell’associazione è quello di allietare le giornate dei pazienti delle varie strutture sociosanitarie presenti sul nostro territorio provinciale, il tutto naturalmente vestiti da clown”. Quella che svolgiamo è un’attività fondamentale per dare un tocco di umanità alle lunghe giornate dei pazienti e del personale sanitario – spiega Sara Vason, volontaria dell’associazione – Non siamo dei semplici pagliacci, dietro abbiamo una formazione specifica per poter lavorare a stretto contatto con pazienti ospedalieri e non solo”.

L’associazione è rimasta in contatto con i pazienti grazie alle videochiamate

I volontari dell’associazione, infatti, svolgono il loro servizio non solo negli ospedali, ma anche, ad esempio, nelle case di riposo per gli anziani. “La pandemia ha completamente stravolto le nostre attività – prosegue Vason -. Da quando è scoppiata non è stato più possibile svolgere le nostre attività nell’ospedale di Rovigo, con il quale collaboriamo dal 2006”. L’associazione svolgeva le proprie attività nei reparti di pediatria, chirurgia e geriatria. “Già da settembre 2020, passata la prima ondata, abbiamo chiesto di poter tornare a lavorare in ospedale a Rovigo, chiaramente rispettando le regole e tutti i protocolli necessari per poter garantire la sicurezza nostra e, soprattutto, dei pazienti. Ma non c’è stata alcuna risposta”. Durante la pandemia l’associazione ha anche proposto di rimanere in contatto con i pazienti tramite delle videochiamate, ma è stata accettata solo da alcune residenze per anziani del territorio.

Una volontaria: “Si rischia di togliere ai pazienti la dimensione umana

“La nostra mission è quella di stare a contatto con i pazienti e cercare di portare a loro e al personale sanitario un sorriso e un po’ di umanità; siamo pienamente consapevoli della gravità della situazione, però siamo dei volontari con una formazione specifica, inoltre in questo modo si rischia di togliere totalmente ai pazienti la dimensione umana, che un ospedale dovrebbe sempre avere” conclude Sara Vason, che ci tiene inoltre a precisare come in altre realtà, ad esempio Vicenza, gli ospedali siano stati riaperti ai volontari dell’associazione Dottor clown, naturalmente nel pieno rispetto delle regole anti-Covid.

Davide Farinatti

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