martedì, 23 Aprile 2024
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Vicenza, a due magistrate è affidata la difesa dell’Europa contro i crimini finanziari

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Donata Costa è di Vicenza, Emma Rizzato è romana ma di origine vicentina

Emma Rizzato, magistrata di origine vicentina che lavora a Venezia
Donata Patricia Costa

La difesa degli interessi finanziari dell’Unione europea è affidata nel Nordest d’Italia a due magistrate vicentine, che hanno il rango e il titolo di procuratrici europee delegate. Si tratta di Emma Rizzato, 53 anni, e di Donata Costa, 50 anni. Entrambe hanno maturato non solo ampia capacità professionale ma anche vasta esperienza internazionale.

Il loro ufficio si trova a Venezia ed è attivo da nove mesi, cioè dal giugno scorso. Loro sono figlie di due vicentini piuttosto conosciuti: Emma Rizzato è figlia del pittore Romano Lotto (che ha utilizzato un nome d’arte, probabilmente per non essere confuso con un collega omonimo, ma è Rizzato all’anagrafe) mentre Donata Patricia è figlia di Gigi Costa, pubblicitario di lungo corso e ancora più noto come critico gastronomico per la guida de L’Espresso.

Di Romano Lotto, 89 anni, nato a Dueville che da molto tempo vive a Roma, è ancora negli occhi dei vicentini la fascinosa mostra che tra primavera e l’estate scorsa è stata allestita dal Comune a palazzo Chiericati. La figlia Emma ha lavorato a lungo come sostituto procuratore a Venezia ma è stata anche magistrata alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Edu) e ha al suo attivo anche una permanenza in Kosovo.

La procura europea antifrodi comunitarie, nata sulla base della direttiva 1371 del 2017, è stata pensata per perseguire tutti i reati che violano gli interessi finanziari dell’Europa, prima di tutto quelli che colpiscono i dazi, cioè il contrabbando, e l’Iva, quindi le truffe che in Europa sono indicate come frodi. Solo le perdite del gettito d’Iva sono stimante in 50 miliardi di euro l’anno, grazie soprattutto alle cosiddette “frodi carosello” mentre l’uso improprio di fondi strutturali Ue è stimato in oltre 600 milioni l’anno.

La procuratrice europea responsabile dell’organizzazione è la rumena Laura Kodruta Lövesi: è incaricata da un anno e mezzo di questo compito e il suo ufficio si trova in Lussemburgo. Dopo la sua nomina sono stati indicati anche i procuratori nazionali europei, uno per ciascuno dei 22 Paesi che compongono l’Unione: per l’Italia sarà il pm Danilo Ceccarelli, milanese. Il passo successivo è stato individuare in Italia i “procuratori europei delegati”, che sono venti, distribuiti nelle nove sedi: Venezia, Milano e Torino per il Nord Italia; Bologna e Roma per il centro; Bari, Catanzaro, Palermo e Catania per il sud Italia. Attualmente non tutte le sedi sono coperte, soprattutto al sud.

La competenza dei procuratori europei delegati è svolgere le indagini, per un valore di almeno 10 milioni, su tutte le truffe sull’Iva, quelle per ottenere fondi europei e le frodi in materia di appalti. Naturalmente la competenza si allarga anche ai reati collegati: basti pensare al riciclaggio del denaro provento di questi reati, oppure alle associazioni per delinquere cui s’è dato vita per commetterli.

Le due magistrate, che hanno vinto un concorso per essere assegnate a questo ufficio, mantengono il ruolo e il posto nelle rispettive sedi di assegnazioni. In altre parole, Donata Costa può tornare, quando considererà conclusa l’esperienza alla procura di Milano da cui proviene. Donata ha iniziato come avvocato nello studio Dal Maso, Accebbi, Givani e Roetta ma da oltre vent’anni è in magistratura. Ha trascorso dieci anni alla procura di Monza per poi passare alla procura di Milano. Ha lavorato con Ilda Boccassini ma ha anche indagato sul traffico dei rifiuti per specializzarsi poi nelle bancarotte. Con i colleghi Spadaro, Ruta, De Pasquale ha lavorato sul cosiddetto Russiagate-Savoini.

Nel frattempo, sempre per lavoro ha girato parecchio l’Europa (Georgia, Kazakistan Slovenia, Olanda) maturando una solida competenza sui reati internazionali. Di recente, ha passato sei mesi come pm in Sicilia.

Un impegno importante delle due magistrate è lottare contro la criminalità cinese

Bruno Buratti, generale di corpo d’armata della Guardia di Finanza

Tra i fronti d’impegno delle due procuratrici c’è senza dubbio anche quello costituito dalla criminalità cinese, che è un problema sottovalutato e dilagante. Lo ha sottolineato in un’intervista al Gazzettino il 19 settembre scorso il generale a tre stelle Bruno Buratti, comandante della Guardia di Finanza del Nordest.

Secondo l’alto ufficiale sono evasione fiscale, contraffazione di marchi, riciclaggio e sfruttamento della manodopera i settori in cui è più presente la malavita organizzata cinese. Sono 7.464, secondo i dati ufficiali, le partite Iva intestate a cittadini cinesi nel Veneto. È diffuso il sistema delle società “apri e chiudi”: il 24% delle società intestate a cittadini cinesi chiude nel giro di un anno, il 70% entro tre ann. Di ben 2 miliardi è il debito iscritto a ruolo a carico di 8 mila cittadini cinesi: di questi soldi, sempre secondo le cifre fornite dal generale Buratti, lo Stato recupera solo il 2 per cento.

Se queste sono le cifre, è chiaro che la malavita organizzata cinese può essere un grosso nemico anche nella lotta alle frodi europee. È già successo che cittadini cinesi siano risultati intestatari di società che hanno accumulato milioni di debito con l’Iva per poi scomparire e diventare irrintracciabili, provocando danni ingenti. Così come le due magistrate dovranno essere attente anche ai quattrini che pioveranno sull’Italia grazie al Pnrr: qualsiasi stima di entrate malavitose occultate deve essere moltiplicata per dieci con l’arrivo dei fondi del Pnrr.