martedì, 16 Aprile 2024
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Vicenza: addio a Mario Baratto, cuoco di vaglia e maestro di Carlo Cracco

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Per oltre 40 anni ha gestito il ristorante “da Remo” a Caimpenta

Mario Baratto assieme a un giovane Carlo Cracco con un trofeo gastronomico nel 1986

Addio a Mario Baratto, cuoco di vaglia, scomparso a 77 anni. Per oltre quarant’anni, fino al 2018 quando ha chiuso, ha gestito il ristorante “da Remo” a Cà Balbi, luogo del cuore per generazioni di vicentini. Mario lascia la moglie Rina e i figli Gianluca e Alver, che oggi gestiscono il nuovo “da Remo”, ristorante che da Caimpenta s’è trasferito a villa Cariolato a Bertesina, già abitazione del garibaldino Domenico Cariolato. Con loro lavora come cuoco anche il cugino Danilo, che già affiancava lo zio nel vecchio locale.

Mario è stato un cuoco molto legato alla tradizione, che ha valorizzato e riproposto in modo intelligente: tra i suoi cavalli di battaglia c’era il celebre bollito e soprattutto il baccalà, di cui era un maestro riconosciuto. Faceva parte anche della Confraternita. Aveva creato anche la rassegna “I piaceri della tavola” che s’era ricavata un posto al sole negli appuntamenti gastronomici tra gli anni Ottanta e i Duemila.

Mario Baratto in una foto recente annusa il baccalà

Uno dei suoi meriti storici è stato quello di aver lanciato un ragazzino di Creazzo quindicenne, che si chiamava Carlo Cracco. Ecco come ricordava quell’esperienza ad Andrea Lazzari che nel 2015 l’aveva intervistato per “Il Gazzettino”. “È arrivato da me all’età di 14 anni dall’istituto alberghiero Artusi di Recoaro, dove un illustre professore che lo voleva bocciare in cucina, gli aveva consigliato di andare a lavorare e del resto suo padre non voleva che facesse il cuoco. L’ho preso a settembre, è tornato anche l’anno successivo e i seguenti per 5 volte finché non ha finito la scuola e l’ho mandato da Marchesi su mia intercessione. Sono stato per lui come un padre severo”. E aggiungeva: “Ho capito subito che sarebbe diventato un grande, tanto che per la sua curiosità lo avevamo soprannominato ‘prezzemolo’. Comunque, a differenza di quello che si vede in masterchef, Carlo non è un arrogante. Deve recitare una parte. Di suo è anche timido”.

Sempre nel 2015 Mario aveva raccontato la sua vita a Rosanna Capuano, che ha firmato il libro intitolato “Non tutti gli chef sono grandi cuochi”, frase che riprende un concetto a lui caro. Credeva nel “cogo”, infatti, proprio con quel nome dialettale, e non nella spettacolarizzazione della cucina. Il libro, costituito per metà dalla biografia di Mario Baratto e per metà dalle ricette amate di più da lui e dai suoi ospiti, riporta alcuni concetti cardine della sua filosofia gastronomica. Eccone uno: “In un piatto la verità vera è quella degli ingredienti. Il resto è un pizzico di fantasia e tanto amore”. Ha ragione.