Le truffe avvenivano acquistando beni, mai pagati, e rivendendoli in nero. L’operazione è stata diretta dalla Procura di Rovigo
Avvalendosi di società “di comodo” i truffatori, operanti nel padovano, hanno cagionato danni per 1,5 milioni di euro a 64 aziende, dislocate in tutto il territorio nazionale. Il rappresentante legale di un centro elaborazione dati contabili è finito ai domiciliari, mentre due buyer dovranno presentarsi quotidianamente alla polizia giudiziaria e dimorare nel luogo di residenza.
L’organizzazione aveva ripreso l’attività, nonostante il “capo” fosse finito in carcere
Il sodalizio, composto da dodici indagati e promosso da un uomo con presunti legami con “Cosa Nostra”, avrebbe rigenerato 28 aziende per farle apparire affidabili nei pagamenti. Durante l’emergenza epidemiologica, avrebbero fatto incetta di grandi quantitativi di merce, senza effettivamente pagarla, per poi rivenderla a terzi. Nel corso della prima fase delle indagini, il promotore era finito in carcere, mentre per il factotum del sodalizio erano scattati gli arresti domiciliari. Nonostante ciò, fra febbraio e dicembre 2021, l’organizzazione aveva ripreso l’attività nell’hinterland bresciano, acquisendo e rivendendo beni per 2,2 milioni euro.