Processione senza fine di cittadini di Vicenza, anche i bambini, che portano pacchi per l’Ucraina
Al centro aiuti per l’Ucraina di San Giuseppe arriva un’auto ogni due minuti. Scendono uomini ma soprattutto molte donne: mamme con i bambini, nonne con i nipoti. Tutti sono carichi di pacchi che depositano al banco di accoglienza nel piazzale del patronato. I piccoli seguono mamme e nonne con scatoloni quasi più grandi di loro. Il flusso è continuo, la generosità dei vicentini non conosce limiti. Tant’è che l’area di deposito, organizzata autonomamente dalla comunità greco cattolica, è raddoppiata: ne è stata aperta una seconda destinata solo a raccogliere indumenti. Ne sono arrivati talmente tanti che l’organizzazione ha messo un cartello all’ingresso spiegando che non ne accetta più: “Non è scortesia, ma non sappiamo più dove metterli. È tutto pieno: il cortile, le stanze del patronato, il capannone al mercato qui davanti”.
Cinquanta i volontari presenti a San Giuseppe per accogliere i pacchi di aiuti umanitari
A parlare è Bohdan Patynskyy, cittadino italiano di origini ucraine, coordinatore dell’organizzazione a San Giuseppe. Vive a Vicenza da vent’anni, ha una moglie infermiera in rianimazione al San Bortolo e stanno per diventare genitori fra tre settimane. La sua è una storia di integrazione come moltissime nel Vicentino. Sono centinaia – racconta – le persone che hanno varcato l’ingresso del cortile a San Giuseppe: “Siamo in cinquanta volontari presenti a San Giuseppe. Abbiamo spedito il quarto camion di aiuti da Vicenza – precisa – E il primo è già arrivato in Ucraina. Sicuramente avremo spedito 350-400 quintali di materiale”. Ci sono perfino i bambini che aiutano i grandi a confezionare i pacchi che poi saranno portati al deposito e da qui caricati sui camion.
È invece Jacopo Brunati, pizzaiolo da “Acqua e Farina” ai Ferrovieri nella vita professionale, a tenere conto del movimento dei profughi. Per quello che si può fare, naturalmente: ha partecipato anche ieri alla riunione in prefettura con esponenti dei Comuni, ma nemmeno a palazzo Nievo si riescono ad avere numeri precisi. I profughi arrivano con auto, pullman e qualcuno perfino in aereo dalla Polonia: “Finora ne sono arrivati un centinaio nel Vicentino, ma ne attendiamo molti di più”, spiega. Le situazioni talvolta sono disperate, come testimonia Bohdan Patynskyy: “L’altro giorno sono arrivate mamma e figlia che avevano solo un vestito addosso e un paio di scarpe. Le abbiamo rifornite di tutto”.
Sono un centinaio i profughi già arrivati nel Vicentino, ma se ne attendono molti di più
I profughi trovano accoglienza non solo da amici e parenti ma anche in moltissime case di vicentini: “È venuto un uomo che ospita già otto profughi a casa – spiegano Brunati e Patynskyy – ma ci ha detto che ha ancora spazio per altri. Moltissimi vengono qui a dare la loro disponibilità e noi registriamo i loro nomi”.
Sul fronte degli aiuti, a San Giuseppe confermano che restano due le priorità: medicinali, specie quelli per guarire le ferite, e prodotti per bambini. Che sono sempre le vittime più innocenti di ogni guerra.