venerdì, 29 Marzo 2024
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Turismo in Veneto, Caner: “Torniamo alla normalità, ora serve stabilità”

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L’intervista a Federico Caner, assessore al turismo e all’agricoltura della Regione Veneto

Federico Caner

Assessore, l’estate ormai è alle porte e i turisti sono già tornati in Veneto. Possiamo finalmente parlare di ritorno alla normalità con numeri pre-pandemia?

Il turismo in Veneto in epoca pre Covid segnava 18 miliardi di fatturato annui con 72 milioni di presenze turistiche, dimostrandosi di fatto la prima industria regionale, e permettendoci di arrivare al primo posto tra le regioni italiane per attrazione turistica. È chiaro pertanto che il settore merita ogni attenzione possibile ed è all’ordine del giorno di ogni sforzo per la ripresa economica.

Il grande lavoro di squadra tra istituzioni e operatori ha permesso di rispondere alla sfida della pandemia offrendo servizi in linea con le rinnovate esigenze di sicurezza: gli indicatori hanno confermato, infatti, che i flussi del 2021 sono più che raddoppiati, con un +51,6% di presenze nei primi dieci mesi dell’anno rispetto al 2020. Una ripresa per l’intero comparto spinta principalmente dal turismo estivo. Se questo è il trend, la speranza è che si torni presto a viaggiare con cifre vicine a quelle pre-pandemia. Certo, la crisi ucraina ha portato nuove incognite e nuove preoccupazioni, ma sono convinto che sapremo far tesoro dell’esperienza maturata in questi 24 mesi in cui il turismo domestico ha giocato un ruolo fondamentale per la ripartenza del settore.

Dal suo osservatorio come valuta la risposta del settore del turismo e dell’accoglienza in questi mesi di decisa ripresa?

L’Osservatorio del Turismo Regionale Federato del Veneto (https://osservatorioturismoveneto.it/) è nato per monitorare l’andamento e valutare i dati relativi al movimento turistico delle destinazioni turistiche regionali. Dare valore ai dati ci permette, in fase di programmazione strategica, di creare un’offerta capace di facilitare e aumentare l’engagement dei visitatori, fare benchmark tra destinazioni e, in ottica di smart tourism, monitorare costantemente la strategia aprendo nuove prospettive.

L’esperienza dell’Osservatorio è stata resa possibile grazie al maestoso lavoro di squadra tra diversi stakeholders del mondo delle istituzioni e delle imprese e ci permette di avere in tempo reale non solo dati previsionali sulle prenotazioni ma anche la loro ricaduta economica e il sentiment del turista. La vera sfida è dare valore ai dati per costruire un’offerta sempre più in linea con le richieste del momento.

Lei ha affermato che la sostenibilità è la chiave per lo sviluppo consapevole del turismo, in concreto cosa intende?

Il turista vuole godere di un’esperienza naturale, a misura d’uomo, più accessibile e sicura, ed è disposto a spendere per averla. La sostenibilità rappresenta dunque l’elemento chiave per uno sviluppo consapevole del turismo. La sfida è proporre al turista nuove esperienze di fruizione del territorio che da un lato soddisfino queste nuove esigenze e che allo stesso tempo siano capaci di valorizzare tutti quei luoghi meno noti del territorio regionale, al di fuori delle mete più ricercate.

La stagione balneare apre con gli interrogativi sulla direttiva Bolkestein, cosa devono aspettarsi gli operatori del settore? 

Alla scadenza mancano meno di due anni e il nemico, non solo per coloro che fanno impresa ma anche per i Comuni chiamati di fatto a bandire le gare, resta ancora l’incertezza. È necessario intervenire con una normativa unica in grado, da un lato di tutelare le imprese di un comparto fondamentale per l’economia turistica nazionale e regionale e dall’altro di spingere a un continuo miglioramento del servizio offerto. Sono sempre più convinto che tutti i Comuni balneari devono essere messi nelle condizioni di riconoscere ai concessionari uscenti gli investimenti fatti e di introdurre una premialità alle imprese che intendano investire in interventi di tutela e sicurezza delle aree costiere. Il Governo, in aperto confronto con l’UE, dovrebbe fare in modo che questa transizione avvenga senza arrecare danno ai nostri gestori che, anche per effetto delle misure legate alla pandemia, in questi anni hanno investito molto per offrire servizi agli ospiti nella massima sicurezza. In Veneto esistono già esempi virtuosi di consorzi e operatori locali che attraverso progetti di investimenti infrastrutturali hanno ottenuto concessioni con durata anche ventennale.

Da assessore all’agricoltura, il settore primario nonostante le difficoltà si conferma una delle principali voci dell’economia regionale. Di cosa ha bisogno l’agricoltura oggi?

Dopo le turbolenze dovute prima al COVID e poi al conflitto Russia-Ucraina c’è bisogno soprattutto di stabilità, per consentire ai nostri imprenditori di fare bene il loro lavoro e quindi di programmare correttamente le attività di medio-lungo periodo.

Come si sa, il settore primario è sì più resiliente di altri in caso di crisi generalizzata ma è anche quello che ha tempi di ritorno degli investimenti più lunghi. In questo quadro va dato il giusto peso a due questioni fondamentali: l’innovazione da un lato e l’adattamento/contrasto agli effetti del cambiamento climatico dall’altro.

Ritengo inoltre che serve urgentemente una legge che protegga le nostre eccellenze agroalimentari dalle falsificazioni e da chi tenta di screditare, danneggiare o portarci via un prodotto che è simbolo della nostra storia, della tradizione e del lavoro dei nostri imprenditori agricoli. Solo una “Golden Power” può di fatto difendere in Europa il patrimonio dell’eccellenza alimentare made in Italy, in primis della produzione vitivinicola, così importante e vitale per l’economia della nostra regione.

Agricoltura e turismo, un binomio vincente?

Certo che lo è! Dove si mangia e si beve bene ci si torna volentieri. Il Veneto offre solo l’imbarazzo della scelta in questo senso. Prodotti agricoli di eccellenza che nascono da territori unici. Penso alle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, alla Valpolicella e al Delta del Po, solo per citarne alcuni esempi. Ma agricoltura e turismo significa anche slow tourism, un modello di fruizione del territorio a misura d’uomo, magari lungo i percorsi percorribili a cavallo, oppure a piedi o in bicicletta, che permettono di visitare molti dei nostri territori, dalle spiagge dell’Adriatico alle città d’arte, dai laghi alle nostre montagne, con la possibilità di fermarsi poi a degustare le specialità del territorio in cantina o in agriturismo.

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