martedì, 19 Marzo 2024
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Da ottobre, a Bassano del Grappa, un Canova mai visto

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Al Museo Civico di Bassano del Grappa da Ottobre arriva la mostra  “Io, Canova. Genio europeo”

 

Canova oltre l’artista; oltre il geniale scultore acclamato dai contemporanei come il nuovo Fidia; oltre il Maestro che, senza rinunciare ad essere moderno, fece risorgere l’antico in scultura e, oggi come ieri, incanta con la bellezza eterna e senza tempo delle sue opere magicamente percorse da un palpito di vita.

Bassano del Grappa, tra i luoghi più significativi per la conoscenza del grande artista, concluderà le celebrazioni ufficiali per i 200 anni dalla sua morte con un’ampia e originale mostra che, dal 15 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023 presso il Museo Civico della città, andrà “oltre” l’universo estetico canoviano. Una rassegna che restituirà un’immagine inedita del grande scultore, affascinante e attualissima, che svela l’uomo, il collezionista, il diplomatico, il protettore delle arti, una tra le personalità più significative del mondo culturale e politico a cavallo tra XVIII e XIX secolo.

Protagonista di un periodo di grandi stravolgimenti storici e politici, tra guerre e rivoluzioni che cambiarono il volto dell’Europa, Antonio Canova (1757 – 1822) regalò al mondo la speranza nel futuro attraverso la creazione di un’arte in perfetto equilibrio tra reale e ideale, avvicinando l’uomo al mito e ispirando azioni e sentimenti di armonia e di pace.

 

Curata da Giuseppe Pavanello e Mario Guderzo con il coordinamento scientifico di Barbara Guidi, organizzata dai Musei Civici di Bassano del Grappa e da Villaggio Globale International e posta sotto l’egida del “Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della morte di Antonio Canova”, “Io, Canova. Genio europeo” intende indagare alcuni aspetti mai affrontati prima in una mostra: tra questi la formazione, la maturazione artistica e la partecipazione alla storia europea e mondiale di questo straordinario protagonista che fu capace di orientare il gusto di un’intera epoca. 

 

Un racconto per immagini che al ricco patrimonio artistico e documentario di Canova presente a Bassano, custode di uno dei fondi più ampi e importanti al mondo per lo studio e la conoscenza del grande scultore, affianca prestiti nazionali e internazionali: dai capolavori del Maestro come il marmo della Principessa Leopoldina Esterhazy Liechtenstein, il grande gesso della Religione dei Musei Vaticani o l’imponente Marte e Venere realizzato per Giorgio IV d’Inghilterra, alle molte opere che permettono di ricostruire il contesto in cui Canova visse e operò. Tra queste, lo splendido Ritratto del Senatore Abbondio Rezzonico di Batoni, il Ritratto di Maria Cristina d’Asburgo Lorena di Lampi, i preziosi dipinti di Tiepolo, Ercole de’ Roberti e Moretto da Brescia appartenuti a Canova, fino ai capolavori di Paolo Veronese, Ludovico Carracci e Guido Reni che egli stesso ricondusse in Italia nel 1815 grazie a una coraggiosa missione diplomatica. 

 

Nel complesso, circa 150 opere tra sculture, dipinti, disegni e documenti preziosi, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private italiane ed europee – le Gallerie degli Uffizi di Firenze, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Museo di Castelvecchio di Verona, il Museo Correr di Venezia, la Protomoteca Capitolina, i Musei Vaticani, il British Museum di Londra, la Malmaison di Parigi, l’Albertina e il Kunsthistorisches Museum di Vienna, lo Schloss Esterhazy, l’Alte Pinakothek di Monaco, per citarne alcuni – accompagneranno i visitatori prima dentro l’universo creativo del maestro, poi sulle orme del “viaggiatore” Canova dall’Italia alle grandi corti d’Europa. 

 

La mostra ricostruirà anche alcune importanti vicende artistiche e commissioni, come  il “Damosseno” e “Crugante”, l’“Ercole e Lica”, il monumento funerario per Orazio Nelson e quello per Papa Clemente XIII, il monumento equestre a Ferdinando IV di Borbone e quello per Napoleone;  racconterà i rapporti con i mecenati, pontefici, principi e nobili, dai Falier ai Rezzonico, da re Giorgio IV ad Alexander Baring, da Papa Pio VII a Francesco I d’Austria, da Josephine de Beauharnais a Paolina Bonaparte, fino a Napoleone. Evocherà infine le relazioni che Canova ebbe con artisti e letterati coevi, come Angelika Kauffmann, Anton Raphael Mengs, Thomas Jenkins.

 

Tre saranno i grandi capitoli in cui si svilupperà il percorso espositivo firmato Studio Antonio Ravalli Architetti nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione di tutto il Museo Civico di Bassano del Grappa: “Canova uomo e artista”, “Canova e l’Europa”, “Canova e la Storia” 

dedicato in particolare a Canova tutore e legislatore in difesa delle arti, al ruolo che egli ebbe nel restauro dei Marmi del Partenone – portati a Londra da Lord Elgin – al suo rapporto con Napoleone e al tema dei furti d’arte napoleonici.

 

A lui – capace di attirare la benevolenza, la stima e l’amicizia di tanti potenti – venne infatti affidato da Ercole Consalvi, segretario di Stato dalla Santa Sede, il difficile compito del recupero delle opere trafugate dai francesi in seguito al Trattato di Tolentino del 1797. Un’impresa quest’ultima che trova particolare evidenza nella mostra e che ci ricorda una volta di più l’importanza della figura di Canova per l’arte italiana, al di là del suo genio d’artista.

 

Nonostante le accese opposizioni che incontrò e le tante ansie che la missione a Parigi procurò al suo carattere mite, Canova seppe infatti cogliere la positiva congiuntura a livello internazionale e giocare d’astuzia e diplomazia. Così mentre Dominique Vivant Denon, direttore del Louvre dal 1802, difendeva il bottino francese con le unghie e con i denti, Canova cercò il sostegno di Hamilton sottosegretario del Ministro degli Esteri britannico, di Wellington grande comandante inglese che aveva sconfitto Napoleone a Waterloo e del cancelliere austriaco principe di Metternich, e con un drappello di soldati austriaci e prussiani fece incursione al Louvre staccando dai muri e recuperando dalle sale buona parte delle opere reclamate dagli Stati pontifici. 

 

Il 25 ottobre 1815 un convoglio di 41 carri trainati da 200 cavalli con 249 opere lasciò Parigi per raggiungere le varie destinazioni in Italia. I carri furono accolti dalle popolazioni locali in festa ed esultò anche Giacomo Leopardi per le opere “ritornate alla patria”. In mostra a Bassano a testimoniare questo memento anche l’antico calco in gesso del “Laocoonte” prestato dai Musei Vaticani, la “Deposizione” di Paolo Veronese, la “Fortuna con una corona” di Guido Reni e la monumentale “Assunzione della Vergine” di Agostino Carracci.

 

Canova, che era riuscito ad ottenere anche un contributo anche dai diplomatici inglesi per finanziare le spese di trasporto si sarebbe di lì a poco recato anche a Londra: «II Canova a Londra? – commenterà il segretario di Stato Consalvi – Anche la torre dovrà muoversi quando sarà giunto Canova. E questi c …… mi condannavano di aver scelto questo raro artista per tal negoziato? Abbiamo qui molti uomini, ma la maggior parte scarsi di odorato. Vale più in queste cose il nome di Canova, che tutti noi».

La chiusura della mostra che tutti auspicano sarebbe il segno di tempi meno bui oltre che testimonianza della grande attualità della figura di questo immenso artista.

 

La “Pace” di Canova, la grande statua di marmo conservata a Kiev, attualmente messa in sicurezza dai pericoli della guerra dal Museo ucraino, è stata concessa alla mostra ma ovviamente potrà raggiungere Bassano del Grappa – dove venne esposta, per prima volta in Italia, nel 2003 – solo se le condizioni internazionali consentiranno il suo trasporto in sicurezza. 

Il valore e il significato di quest’opera, commissionata direttamente a Canova dal grande diplomatico russo Nicolaj Rumianzev, forte sostenitore della pace al tempo delle tensioni tra il suo Paese e la Francia di Napoleone, e destinata ad annunciare alla vigilia del Congresso di Vienna la fine dei conflitti tra le Nazioni europee con un’iscrizione nella lingua universale ed eterna del latino, sarebbe – oggi come allora – straordinario.