venerdì, 29 Marzo 2024
HomeVenetoAttualitàIl libro di Zaia arriva a cinquantamila copie

Il libro di Zaia arriva a cinquantamila copie

Tempo di lettura: 3 minuti circa

È diventato un best seller il volume “Ragioniamoci sopra” di Luca Zaia edito da Marsilio

Luca Zaia
Luca Zaia

Il libro di Luca Zaia “Ragioniamoci sopra” ha toccato le quarantamila copie vendute. L’ha annunciato lo stesso autore quando ha presentato il libro a Vicenza ad aprile, anche se adesso le vendite saranno diventate cinquantamila. Non deve meravigliare, perché oltre alla fama e al prestigio di Zaia, il libro ha molte qualità, come ha sottolineato il giornalista Antonio Di Lorenzo che l’ha presentato. È scritto in modo sciolto, è godibile, efficace ma misurato, qualità che non sempre coincidono. Non è un saggio politico in senso stretto, anche se si parla molto della nostra società e dei suoi problemi.

Non è una biografia, tantomeno un’autobiografia compiaciuta. E Zaia ne avrebbe anche il diritto: più giovane presidente di Provincia d’Italia, presidente del Veneto per tre mandati consecutivi, 77% di consensi alle ultime elezioni. Anzi, i riferimenti alle vicende politiche personali che evidentemente ci sono, appaiono sfumati, restano sullo sfondo: servono per capire il perché dell’uomo e il perché delle scelte del suo impegno politico.

Non è un libro sulla pandemia, anche se è richiamata nel titolo. A proposito di titolo, la frase famosa nell’imitazione di Maurizio Crozza è “Ragionateci sopra”, il titolo del libro usa la prima persona plurale: non è solo una differenza semantica, è un’assunzione di responsabilità.

Il libro è una riflessione che intreccia questi tre piani: quello personale, i nodi amministrativi sul tappeto e infine lo scenario di una società, quella italiana e non solo veneta, che presenta molti interrogativi.

Il riferimento al coronavirus è, infatti, un elemento dal quale partire per svolgere riflessioni di più ampia portata. Per esempio, quando parla del virus sottolinea: “Non si può ritrovarsi con un sistema amministrativo perennemente ingessato, perché questo Paese non può permetterselo”. A proposito di giovani che scappano all’estero: “Sono convinto che la prima via di uscita dalla logica del pessimismo possa delinearsi esclusivamente nel proporre vere scelte ai giovani, in modo che non pensino al futuro solo come a una costrizione dettata da un’unica alternativa”. Riguardo al rapporto social e privato: “La vera riflessione da portare avanti riguarda non se o quanta, ma quale privacy desideriamo impostare”. E via elencando.

Naturalmente, citando la vicenda pandemica sottolinea: “Come sempre accade, nelle situazioni più gravi e drammatiche c’è chi dà il meglio e chi dà il peggio di sé”.

Sono appena tre i politici citati nel libro: De Gasperi, Luigi Einaudi e Tina Anselmi. Ma sono diverse anche le citazioni illustri, prima fra tutte una frase di De Gaulle, ricordato quando di fronte al caso di Vo Euganeo dovette affrontare anche i dubbi e i pareri contrari dei tecnici che gli stavano vicino: “Devo prendere delle decisioni e forse non saranno perfette. Ma è meglio così piuttosto che essere alla continua ricerca di decisioni perfette che non arriveranno mai”.

Quelle tre decisioni furono importanti: tamponi a tutti; tende fuori dagli ospedali; ospedale di Schiavonia trasformato in covid hospital. Soprattutto i primi tempi furono difficili: “Buona parte del mondo scientifico si è dato alla macchia di fronte a chi mi criticava – ricorda – Non dava prestigio né era utile a nessuno difendere Zaia”.

Eppure nel Veneto da 380 siamo arrivati a creare 1000 posti di terapia intensiva. E le cifre complessive, citate nel libro danno un’idea dell’impegno messo in campo da tutti: “A fronte delle difficoltà di altre regioni duramente colpite, per giorni il Veneto è stato indicato come riferimento per aver mantenuto inalterato il ruolo della rete sanitaria territoriale, in virtù della quale era meno esposto al rischio di tracollo del sistema ospedaliero. Su oltre 480 mila contagiati rilevati, circa 23 mila sono stati curati in ospedale. Questo significa che più di 457 mila sono stati curati a casa, in isolamento fiduciario e tramite la medicina territoriale”. Questa è stata la carta vincente di un modello che ha funzionato.

Le più lette