giovedì, 28 Settembre 2023
 
HomeVicentinoVicenzaMorto improvvisamente mons. Giorgio Balbo, arciprete di Noventa

Morto improvvisamente mons. Giorgio Balbo, arciprete di Noventa

Tempo di lettura: 2 minuti circa

Di Giorgio Balbo mons. Nonis diceva: “E’ il numero uno in diocesi”

Don Giorgio Balbo (a destra) in tenuta montanara negli anni Ottanta. Assieme a lui il futuro don Diego Zapua attuale parroco a Brogliano

Aveva due grandi passioni: la montagna e il calcio. Come i montanari aveva un carattere spigoloso. Mica che fosse ombroso e rude tutto il giorno: Giorgio era anche sorridente e simpatico. Diciamo che andava in profondità, fosse un libro o fosse una relazione personale, e non amava i giri di parole. Era spiccio, ecco. C’è chi ricorda una sua omelia da parroco a San Giuseppe, al Mercato Nuovo a Vicenza, che dire sintetica è già un regalo. Si avvicinò al microfono e commentò il vangelo così: “Bisogna essere buoni”. E tornò all’altare. Come i calciatori, era un terzino grintoso che si arrabbiava spesso in campo, marcava stretto la vita. Giocò anche al “Menti” negli anni Novanta, in una rappresentativa di sacerdoti contro piloti e imprenditori, una partita di beneficenza,

Giorgio Balbo, ormai arciprete di Noventa dopo aver girovagato per la diocesi (Marano, Rosà, Vicenza…) avrebbe sorriso negli anni Settanta a pensarsi monsignore. Siccome era una persona ironica, gli sarebbe parso di essere don Camillo. Ma poi ha accettato quello che è venuto: mai stato un carrierista, lui. I Settanta erano gli anni del liceo “Quadri”, della sua vespetta blu che lo portava da Creazzo a Vicenza, e del Movimento studenti di Azione Cattolica, quando con don Lino Genero maturò la sua vocazione sacerdotale. Che è durata fino a oggi. Don Giorgio, infatti, è mancato improvvisamente a Noventa: è stato trovato morto dal cappellano in mattinata. Aveva 67 anni.

Conversatore affascinante, era un pozzo di scienza. Parlando di lui, ricordo che il vescovo mons. Nonis alzando il pollice mi disse semplicemente: “E’ il numero uno in diocesi”. Divoratore di libri, dalla letteratura alla teologia, sin dagli anni del liceo, riuscì a laurearsi quasi contemporaneamente in filosofia (materia che amava moltissimo) e in teologia. Con l’intelligenza che aveva, avrebbe potuto dedicarsi sicuramente a insegnare all’università. Invece andò a fare il cappellano a San Marco a Vicenza per poi seguire il servizio nelle parrocchie che gli venivano assegnate. Forse un esercizio di automortificazione, come i flagellanti del medioevo per non cadere in tentazione di sentirsi superiore per i meriti intellettivi che indubbiamente aveva. O forse perché il contatto vivo con le persone lo interessava di più. A Vicenza aveva anche introdotto la catechesi biblico simbolica, di cui ora è responsabile Annalinda Ziggiotto. Ci mancherai, Giorgio.

 
 
 

Le più lette