giovedì, 28 Marzo 2024
HomeVicentinoBassanoAnnegata a 88 anni in mezzo metro d'acqua: il Comune di Rosà...

Annegata a 88 anni in mezzo metro d’acqua: il Comune di Rosà deve pagare mezzo milione

Tempo di lettura: 2 minuti circa

La donna cadde nella roggia a Rosà e annegò rimanendo incastrata in una grata

Giulia Salvalaio, la donna di 88 anni morta nella roggia a Rosà

I familiari di Giulia Salvalaio avevano ragione: la roggia in cui è caduta e annegata la loro cara era proprio killer, non era né segnalata né interdetta all’accesso, si apriva all’improvviso lungo un marciapiede e avrebbe potuto finirci dentro chiunque. Dopo una battaglia lunga cinque anni, il tribunale civile di Vicenza ha giudicato il Comune di Rosà esclusivo responsabile del decesso dell’anziana di 88 anni, avvenuto il 24 settembre 2016, condannandolo a risarcire i due figli con una somma complessiva di oltre 415mila euro, ma contando anche le spese processuali che dovrà rifondere a tutte le controparti (avendo a sua volta chiamato in causa anche terzi) si supera il mezzo milione di euro.

La roggia a Rosà dove cadde la donna e annegò nel 2016

Nella notte tra il 23 e 24 settembre 2016 l’anziana è uscita di casa, con addosso la vestaglia e le pantofole, e ha cominciato a percorrere le strade del paese. Il suo percorso è stato ricostruito nel dettaglio dall’ing. Giovanni Maria Di Leva, il consulente tecnico d’ufficio nominato ad hoc: ha partecipato come consulente tecnico per la famiglia anche l’ing. Pierluigi Zamuner, messo a disposizione dallo Studio3A di Mestre cui si sono rivolti i familiari.

Sono drammatici i particolari emersi. La donna ha percorso 2,2 chilometri in circa mezzora, da via Domiziana a via Brega per poi dirigersi, alla rotonda, in via del Lavoro, rimanendo sempre sul lato destro della strada. Ha ricostruito la sentenza: “Camminò sul marciapiede che esiste a partire praticamente dalla rotatoria e fin quando esso terminava, e cioè poco prima del secondo varco pedonale agli stabilimenti Famir, e poi proseguì, ancora oltre, la sua marcia in avanti, non essendovi alcun ostacolo che la intralciasse. Essendole mancato il terreno sotto i piedi, cadde verso avanti e con il peso del corpo leggermente a destra nella roggia che si trova subito dopo la fine del cancello carraio dello stabilimento” per citare la sentenza.

Il resto purtroppo è tristemente noto: l’anziana è finita con il volto immerso nel canale, ha cercato disperatamente di rialzarsi, come dimostrano i segni e i graffi che ha lasciato incisi sulle pareti e sul fondo, ma è rimasta incastrata con un piede in una grata inclinata posta all’ingresso di un incanalamento sotterraneo, altro elemento che ha contribuito al dramma, non riuscendo più a liberarsi: è morta annegata in mezzo metro d’acqua, una fine orribile.