giovedì, 28 Marzo 2024
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Cavarzere, il maratoneta Martino Marzari si racconta

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Marzari: “La mia passione per la corsa, un amore a prima vista”. Nato in India e vissuto in Romagna, da pochi anni si è trasferito a Cavarzere. Ha iniziato a correre un po’ per caso ma da allora non si è mai fermato

Quella che segue è una dichiarazione d’amore. Non per una persona, no. Ma per uno sport. Perché anche di questo ci si può innamorare. Tanto da superare la fatica, di voler superare i propri limiti, arrivando al punto da non poterne fare a meno. Lo racconta Martino Marzari, 40 anni, nato in India e all’età di due anni adottato da due genitori italiani. Da pochi mesi si è trasferito a Cavarzere per convivere con la sua compagna.

“Ho iniziato a correre più per un motivo di salute che per altro – racconta -, diciamo che volevo buttar giù quella pancetta che da buon romagnolo è quasi un obbligo avere.  Ma dopo ogni chilometro mi rendevo sempre più conto che correre mi faceva sentire e stare bene. Così grazie ad un amico mi sono iscritto nella società podistica dilettante S. Lucia fondata dai miei vecchi compagni di calcio e dopo pochi mesi, nel 2017, provai a fare la mezza maratona della città in cui vivevo, Faenza. Ovviamente da novello feci uno dietro l’altro tutti gli errori che un principiante poteva fare, ma ne uscii con gran sorriso: quell’ ambiente era proprio quello che cercavo”.

Pochi mesi dopo Martino tentò la Firenze marathon, ottenendo un risultato oltre le più rosee aspettative.

“Mi ero impegnato talmente tanto negli allenamenti che all’arrivo della maratona mi accorsi che avrei potuto fare altri 20 chilometri. Da lì un compagno di squadra e carissimo amico di Faenza insistette affinché mi iscrivessi a quella che è la gara per antonomasia di Faenza: la 100 km del passatore. È una gara che parte da Firenze con arrivo in piazza a Faenza e per me era un sogno fin da bambino, quando come tutti i faentini andavo con la mia famiglia a vedere gli arrivi dei primi il sabato sera”. 

L’esperienza fu talmente bella che Martino capì con chiarezza di essersi innamorato della corsa. Uno sport che divenne un rifugio dalle difficoltà e dalle sfide della vita.

“La corsa c’era sempre e comunque… dovevo solo indossare le scarpe e andare… staccare la testa e non pensare – ricorda -.  Ecco perché il mio augurio ad ogni persona e soprattutto ai ragazzi è quello di scoprire qual è la propria passione, il proprio talento e darsi la possibilità di sognare di raggiungere un obiettivo ogni giorno”.  

E aggiunge: “Coltivare una passione significa dedicarsi completamente a questa, dare tutto di se stessi rifiutando le tentazioni e imparando il concetto di sacrificio e sofferenza, perché alla fine la gioia è sempre maggiore della fatica. Colgo l’occasione per invitare tutti, grandi e piccoli, ad alzarsi dal divano e mettersi un po’ in gioco facendo del sano movimento sapendo che in compagnia è tutto più stimolante. Serve solo la voglia di divertirsi e di giocare un po’”.

Giorgia Gay