Un ristoratore arabo-padovano torna nella sua Galilea richiamato dal progetto di un’amica d’infanzia e dà nuova vita al maniero millenario di Mi’ilya
C’è un castello, come nelle fiabe. Ed è un castello vero, costruito in una posizione splendida, così da dominare tutte le colline e le vallate vicine. Ci sono pure i cavalieri, come nei film di cappa e spada. E c’è, infine, la storia di un legame profondo con la propria terra di origine, ed è quella tra Elian Layousse, arabo cristiano di Padova (dove ha costruito anche la sua bella carriera da ristoratore), e la sua Galilea. Elian è tornato là, in Israele, nella natia Mi’ilya (o Meilya) per accettare di diventare lui il “reggente” di quel castello crociato. Un castello posto sulla sommità del borgo, a 350 metri di altezza, che ora è diventato un ristorante e una dimora di charme. Il nome dice tutto: “Chateau du Roi”. A restaurarlo pietra su pietra e a dare concretezza a un sogno visionario è stata un’amica d’infanzia di Elian: Salma Assaf, una donna piena di energia, affascinata dalla storia di quel maniero diroccato che, pare, sia stato edificato intorno al 1150 dalla regina Melisenda di Gerusalemme, erede di una dinastia francese proveniente dalla Contea di Rethel protagonista della I Crociata (1099). Quella che portò alla conquista della città del Santo Sepolcro. Ma negli scavi archeologici in corso nella parte sotterranea del castello sono state trovate anche tracce di una presenza di cavalieri crociati ungheresi.
Elian Layousse, ora raggiunto dalla moglie Zahira (i figli, degli ottimi rapper, sono rimasti a Padova per motivi di lavoro), gestisce il ristorante del castello. Quello stesso maniero dove quand’era bambino giocava fra le pietre. “Sarò forse un predestinato – dice – perché il mio cognome ha lontane origini ungheresi, Lajos”. Elian propone così bene la tradizione della cucina italiana (del resto a Padova con il “Lavit” di Rubano aveva guadagnato molti consensi da parte della critica) che i clienti arrivano persino da Tel Aviv. All’ora dell’aperitivo, invece, il castello, come nelle feste di corte di una volta, brulica di giovani e di musica. Il figlio di Salma, Fadi, ingegnere, gestisce invece le esclusive camere dell’albergo. Ora vorrebbe riportare la vite sui fianchi di una rupe appena fuori dal villaggio: un altro sogno da realizzare.
Elian ci fa da cicerone per conoscere questa parte di Galilea, al confine con il Libano, intrisa di storia e legata anche alla vita terrena di Gesù. Non a caso è una regione a prevalente confessione cristiano-cattolica. Va premessa una cosa importante.
Oggi arrivare in Israele è semplice e veloce. Volo diretto low cost per Tel Aviv da Bologna, pratiche doganali “fai da te” appena sbarcati, rese facili e rapide grazie a colonnine con lettore ottico su cui basta appoggiare il passaporto. Dispositivi che stampano anche il foglietto di visto (da conservare poi fino all’uscita dal paese). Il treno si può prendere dentro l’aeroporto stesso: quello per Nahariya nel caso della Galilea: parte ogni mezzora e in due ore porta a destinazione. Intorno al pittoresco borgo di Mi’ilya, dove sopravvivono riti come il dopo-messa della domenica mattina da trascorrere insieme sul sagrato condividendo dolci tradizionali e il buon vino locale, sorge l’arcigna fortezza crociata di Montfort, raggiungibile attraverso uno spettacolare sentiero.
Il Lago di Tiberiade è la prima meta. Si trova su una depressione e le sue rive offrono dei bellissimi scorci. E’ famoso per la pesca miracolosa degli Apostoli e altri episodi raccontati nei Vangeli; inoltre conserva vestigia importanti dell’epoca. A cominciare da Cafarnao, la città dove Gesù risiedette, dopo aver lasciato Nazareth. Iniziò qui la sua predicazione. Imponenti i resti della Sinagoga, al centro di una vasta area archeologica. Anche Magdala merita una visita: è il villaggio dove nacque Maria Maddalena. Nazareth invece è una città grande e tentacolare. Il suo abitato si adagia su più colline ed è attraversato da un dedalo di viuzze. Al centro c’è la grande chiesa dell’Annunciazione. Si ritrova la natura ad Haifa, città e grande porto, dove approdarono i primi coloni ebrei a fine ‘800 (dalla Germania), prima del grande esodo del dopoguerra che anticipò la nascita dello stato di Israele. La città è dominata dal tempio Bahai, che sorge sul Monte Carmelo ed è famoso per i suoi giardini pensili. Imperdibile Acri (oggi Akko), porto dei Crociati. Nel loro antico castello è stato allestito un museo multimediale ricco e in grado di stupire con le sue suggestioni. Che riportano a mille anni fa.
Infine Ros Hanikra, località di mare al confine con il Libano. Dalla sommità della bianca scogliera si può scendere fino al mare, che qui ha tonalità di color smeraldo chiaro, con una funivia o con un ripido sentiero: il premio sono delle grotte marine da incanto. Da godere con occhi e cuore, perdendosi sull’orizzonte del mare.