Il messaggio del nuovo vescovo di Vicenza Brugnotto è chiaro: “Sono uno di voi”

Con una cerimonia in duomo, s’è insediato il vescovo don Giuliano Brugnotto. Se il buongiorno si vede proverbialmente dal mattino, sarà un vescovo rivoluzionario. Che non volesse essere chiamato eccellenza l’aveva detto subito all’atto dell’annuncio, a settembre. Retaggio di tempi passati, aveva detto. Ma ha fatto di più. Alla Voce dei Berici, in una pregevole intervista e anche molto laica di Marta Randon, ha spiegato che non avrà nè stemma nè motto. “Non è obbligatorio”, ha motivato citando Paolo VI. E’ comunque la prima volta che accade, quanto meno nella storia di Vicenza, ma con tutta probabilità non solo di Vicenza.
Le scelte di stile francescano del nuovo vescovo
Inoltre, il settimanale diocesano diretto da Lauro Paoletto, in tutto il numero nel quale dedica molte pagine alla figura del nuovo vescovo, non lo chiama mai monsignore, come pure avrebbe diritto visto che ne ha titolo, ma semplicemente don Giuliano. Di sicuro non è un caso. E non l’ha degradato. Viceversa, il non-titolo risponde a una sua scelta di understatement, termine laico per povertà, scelta molto francescana e molto in linea con il papa Francesco che l’ha nominato. Lui va al sodo: “L’elemento importante – ha commentato nell’intervista di Marta Randon – è la comunione con i sacerdoti, perché un pastore senza sacerdoti non ha senso. E neanche il contrario”. Insomma, il messaggio che ha lanciato il vescovo, a fedeli e sacerdoti, è chiaro: “Sono uno di voi”. Soltanto con qualche responsabilità in più.
La cerimonia in duomo s’è svolta con il cardinale Pietro Parolin e il vescovo emerito Beniamino Pizziol celebranti e concelebranti moltissimi altri sacerdoti delle due diocesi, di Vicenza e di Treviso. Il vescovo Brugnotto ha già dato tre segnali molto chiari. I vicentini che vogliono capire ne hanno tutte le possibilità.