Shoah: oggi si celebra la giornata dedicata al ricordo dell’Olocausto e delle vittime dell’odio nazista
Un giorno dedicato alla memoria e al ricordo delle vittime della Shoah: si celebra oggi, 27 gennaio, il “Giorno della Memoria”. E’ infatti proprio in un lontano 27 gennaio 1945 che l’Armata Rossa sovietica liberò i prigionieri del campo di concentramento nazista di Auschwitz, uno dei più importanti centri alimentati dall’odio antisemita di Hitler e del suo partito.
Proprio ricollegandosi a questa data, a partire dal 2000 nel territorio nazionale italiano e dal 2005 in tutto il mondo, si celebra il “Giorno della Memoria”, ricorrenza per non dimenticare l’Olocausto e la repressione violenta con cui i nazisti sterminarono migliaia di innocenti, tra ebrei e considerati inferiori nella “razza”, omosessuali e appartenenti a minoranze sgradite; sterminio ingiustificato che aveva un solo obiettivo: creare un nuovo mondo in cui la purezza della “razza ariana” avrebbe dominato su tutti gli altri.
La storia e i retroscena
L’inizio di questo buio periodo storico si ebbe a partire dal 1933 quando Adolf Hitler salì al potere con il proprio partito nazionalsocialista in Germania. Già erano chiari il programma e gli ideali di questa forza politica: contraddistinta da un carattere violento e aggressivo, cultrice del mito della razza ariana e dell’antisemitismo, sfociò presto nell’instaurazione di una dittatura totalitaria con a capo il Führer del Terzo Reich.
Fin da principio vennero varate iniziative pesantemente discriminatorie nei confronti dei capri espiatori prescelti dai nazisti, gli ebrei, che raggiunsero il loro culmine con le Leggi di Norimberga del 1935, con le quali si vietavano matrimoni tra ebrei e tedeschi e si riservava la pienezza dei diritti ai soli cittadini di sangue tedesco.
I campi di concentramento furono il secondo passo della folle impresa hitleriana: con la Conferenza di Wannsee a Berlino del gennaio del 1942 prese il via la realizzazione di queste brutali strutture di detenzione e confinamento di tutti coloro che il regime considerava nemici razziali, ideologici o politici del popolo tedesco.
Diverse le loro funzioni: dalla prigionia al lavoro forzato, fino al vero e proprio sterminio attraverso lavoro massacrante, condizioni di vita insostenibili e camere a gas, raccontate in moltissimi diari di prigionia come “il momento delle docce”.
All’interno di questi centri, non venivano accolti soltanto gli ebrei, nemico numero uno dell’ideale nazista ariano, ma anche oppositori politici, chi fosse considerato razzialmente inferiore, omosessuali, portatori di handicap, rom e testimoni di Geova. L’unico obiettivo: attraverso un metodico massacro, la loro eliminazione.
Le vittime e i numeri
6 milioni di ebrei, circa 250mila tra rom e sinti, 250mila tedeschi con handicap fisici e cognitivi, 1600 testimoni di Geova. A tanto si eleva il numero delle vittime che all’interno dei campi di concentramento e sterminio morirono di fame, stenti e crudeltà.
Il 27 gennaio dunque è il momento dedicato alla loro memoria, per non dimenticare ciò che è accaduto in Europa lo scorso secolo, ma anche per guardare al mondo d’oggi e prendere coscienza di tutti coloro che ancora subiscono violenze e atrocità legate alla loro appartenenza a un gruppo sociale, religioso o per questioni di genere, nella speranza che la riflessione di tutti possa condurre l’umanità a un futuro migliore, senza guerre e senza persecuzioni.