Aspettando il grande evento su Arturo Martini, al Bailo di Treviso è di scena l’opera del suo maestro.
In attesa del grande evento, che dalla fine di marzo avrà come protagonista Arturo Martini, al Museo Bailo fino al 5 marzo è possibile visitare quella che a tutti gli effetti è un’anteprima. Una sorta di introduzione storico-artistica all’opera dello scultore trevigiano, grazie all’allestimento di una monografica di colui che ne fu il maestro: Antonio Carlini.
Curata dal direttore dei Musei Civici Fabrizio Malachin e da Eleonora Drago, la mostra porta all’attenzione del pubblico l’opera dell’artista trevigiano (1859-1945), finora conosciuto più per le sue azioni che per le sue opere. Eppure Carlini fu un artista completo, neo-canoviano e al contempo capace di assoluta originalità creativa. Uno scultore finissimo e prolifico, celebrato soprattutto per il suo impegno, definito pionieristico, nella tutela del patrimonio artistico della città.
Il Bailo offre l’occasione di vedere da vicino questo e quello, lo scultore e il “salvatore” di opere d’arte. Magari scoprendo (cosa che riguarda soprattutto chi non ha una conoscenza così approfondita della storia dell’arte e del patrimonio artistico di Treviso) che Antonio Carlini, poco più che ventenne, nel 1883 partecipò assieme a Luigi Bailo, Augusto Serena e Girolamo Botter al salvataggio del ciclo di affreschi con le Storie di Sant’Orsola di Tomaso da Modena, oggi esposto a Santa Caterina. La demolizione della chiesa di Santa Margherita, dov’era originariamente il ciclo, ha rischiato di farcelo perdere per sempre.
Ma non è tutto. È di Carlini anche l’ampia documentazione oggi in nostro possesso sull’urbs picta (commissionata da Bailo e conservata nella biblioteca Comisso) e che consentono di conoscere consistenza, temi, colori di molte facciate dipinte della Treviso medievale e rinascimentale. Opere perdute ma grazie a Carlini non dimenticate. Si deve all’artista anche l’intervento di protezione della Loggia dei Cavalieri.
Sono oltre sessanta le opere riunite per la prima volta al Bailo in occasione della mostra: busti, altorilievi, medaglie, disegni. Con l’ingresso principale del museo trasformato in una galleria di sculture che ritraggono i trevigiani celebri, fra cui quello dello stesso Luigi Bailo. Fra progetti – come quello del santuario della Madonna del Monte a San Zenone degli Ezzelini, del monumento-ossario in ricordo dei Dragoni Pontifici a Cornuda, delle lapidi di Mazzini e Cavallotti – interventi di restauro e la passione per la ceramica, concretizzata grazie alla collaborazione con la manifattura trevigiana Gregorj e che vede esposti anche i vasi decorati con raffigurazioni medievali che vennero celebrati all’Esposizione Internazionale di Roma nel 1911. (s.s.)