Nel nuovo episodio di Pronto Intervento Mamma si parla di un tema delicato e sentito: il bullismo, nelle scuole e non solo.
Dalla corretta definizione del fenomeno alle differenze tra le tendenze maschili e femminili, dai segnali da cogliere alle recenti derive “cyber”: ospite di Giorgia Gay, a discuterne, è Fortunata Pizzoferro, Vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi e Psicologhe del Veneto.
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Quanto è diffuso il problema nelle scuole? È veramente frequente come sentiamo spesso dire?
Il problema è frequente come è frequente nelle grandi organizzazioni. Una volta quando c’era il servizio di leva era diffuso il nonnismo come forma di aggressione in gruppo. Quindi nelle scuole, essendo una organizzazione dove ci sono molte persone, è più frequente che si creino questi fenomeni che riguardano un’aggressività da parte dei bulli.
Come si definisce il bullismo? Chi sono i bulli?
Prima ancora di chi sono i bulli, c’è da fare un passo indietro del che cos’è il bullismo, perché spesso si fa confusione tra qualunque fenomeno di aggressività nelle scuole e il bullismo. Un bambino aggressivo e due bambini che litigano non sono un fenomeno di bullismo. Come dicevo prima, il bullismo avviene all’interno di organizzazioni perché è un fenomeno sociale. Si chiama bullismo laddove c’è un bambino o un ragazzo che fa prevaricazione su una vittima, ma dove c’è anche un popolo di spettatori che comunque hanno un loro ruolo, quindi un fenomeno di violenza privata tra due persone è diverso dal bullismo: il bullo è sì chi agisce con violenza ma anche chi lo fa spalleggiato da altri “collaboratori” che hanno un ruolo all’interno di questa scena e all’interno di questo fenomeno di bullismo. Il bullo è quel che ha il ruolo di primo piano, quello che visibilmente davanti a tutti è l’aggressivo o l’aggressiva, quindi quello che in prima persona è violento sia a livello verbale sia con le azioni, è quello che fa le vessazioni vere e proprie ma non è da solo il soggetto del fenomeno.
C’è un’età più delicata rispetto ad altri in cui può iniziare il bambino, il ragazzo a manifestare questi atteggiamenti?
Il fenomeno potrebbe esserci anche alle elementari laddove c’è un trascinatore ci sono degli altri bambini che fomentano o semplicemente assistono senza fare nulla. Sicuramente è un fenomeno che diventa più organizzato e più visibile dalle scuole medie e dalle scuole superiori, però non è escluso che ci possano essere fenomeni di bullismo anche alle elementari, anzi direi che ci sono. Semplicemente si crea il bullismo laddove c’è appunto un bullo o una bulla che in prima persona agiscono nell’atto di aggressione e ci sono intorno un gruppo di sostenitori che incitano o anche semplicemente tacciono e dove c’è anche una vittima, cioè un bambino o una bambina che per caratteristiche fisiche e psicologiche si predispone a essere quello che subisce.
Lei ha parlato anche di bulle. Quanto è diffuso tra le femmine questo atteggiamento?
Ci sono sicuramente, sono frequenti, ma un po’ meno visibili. Di solito il bullismo al maschile sta più nei comportamenti e nelle azioni di aggressività fisica, mentre al femminile è molto più spesso e più comune un fenomeno a livello di chiacchiericcio, di parlare alle spalle, di sminuire le persone. Il bullismo verbale fa comunque tanto quanto il bullismo fisico.
Difficile dire se sono più o meno diffuse del bullismo al maschile, perché appunto è spesso più sotterraneo e invisibile.
C’è poi anche un’altra forma di bullismo. Ha parlato di bullismo fisico, verbale, ma c’è anche il fenomeno del cyber bullismo,che è molto pericoloso.
Sì, soprattutto perchè è un dato che si sta andando sempre più sviluppando negli ultimi anni con l’utilizzo massiccio dei social e con la presenza praticamente di tutti gli adolescenti ma anche ormai di gran parte dei bambini sui social, quindi il cyberbullismo avviene attraverso l’uso informatico, può avvenire attraverso insulti di denigrazione online, attraverso la diffusione di foto… Il bullismo online è virtuale ma non per questo non è reale, nel senso che le ricadute sono a livello di vita reale perché la persona che viene online sta male tanto quanto la persona che viene bullizzata nel mondo fisico. Da genitori, riconoscere queste situazioni, se spesso i segnali non sono così facilmente riconoscibili, si arriva spesso troppo tardi a scoprire che magari il proprio figlio e la propria figlia era vittima di bullismo.
A che cosa fare attenzione per alzare le antenne e cosa fare dopo anche una volta che si è appurato che c’è questo fenomeno?
Come tutte le forme di disagio, di malessere in età infantile o durante l’adolescenza, si esprime in diversi modi ed è visibile se mi pongo in un assetto di ascolto. Quindi se sto ad osservare e sono predisposto ad ascoltare il bambino o l’adolescente coglierò i segnali del disagio che possono essere il far fatica a dormire, l’inappetenza, la difficoltà ad andare a scuola. Spesso i bambini bullizzati lamentano frequentemente malattie come influenza, raffreddori, qualunque cosa può permettermi di non andare a scuola, o il diventare particolarmente taciturni. Quindi tutti quei segnali di malessere possono essere le spie di un disagio che può sicuramente derivare da un disagio a scuola e quindi da problemi relazionali a scuola.
Non ci sono dei segnali specifici che parlano solo di bullismo ma sono segnali che indicano quel bambino l’adolescente comunque prova disagio. E questo dovrebbe predisporre all’ascolto e a cercare di parlare con il ragazzo o con la ragazza per capire da dove è arriva la fonte del problema.
Come intervenire una volta che si è capito questo?
Non bisogna essere anzitutto a propria volta impulsivi e quindi non agire in maniera aggressiva di base. Spesso i genitori quando vengono a conoscenza giustamente vorrebbero in qualche modo prendersela con qualcuno, prendersela con il bullo, con la scuola, a volte qualche genitore se la prende anche con la vittima, pensando che sia stata colpa del bambino o della bambina, che abbia fatto qualcosa per mettersi in quella situazione. Quindi prima di tutto non agire in maniera impulsiva, ma parlarne con il proprio figlio o la propria figlia e poi con l’istituzione scolastica, perché il bullismo è un fenomeno che avviene come dicevo all’interno di un sistema e si può combattere solamente con l’aiuto del sistema, mettendo al corrente la scuola di ciò che sta avvenendo e cercando la collaborazione dei pari.
Come si diceva prima il bullismo nasce laddove ci sono dei testimoni che non fanno niente. Il bullismo si può combattere prima di tutto se i pari e i testimoni invece cominciano anche semplicemente a non stare passivamente in silenzio a osservare ma facendosi invece promotori di un diverso clima, un clima di protezione. Se sono prima di tutto i bambini, gli adolescenti, cioè i pari quelli che creano un cordone di protezione, allora il fenomeno di solito si può vincere molto più facilmente. Quindi non andando direttamente ad aggredire o a punire il bullo perché spesso a sua volta può essere stato vittima di violenza in famiglia, può essere cresciuto all’interno di una situazione di disagio, può essere a sua volta un bambino o una bambina, un ragazzo o una ragazza che non sta vivendo una situazione di benessere, ma cercando di comprendere tutte le vittime della situazione, che possono essere sia quello che è la vittima designata del bullo, ma anche il bullo stesso. Bisogna quindi cercare di identificare il fenomeno e farsi aiutare da un professionista laddove il fenomeno avviene.