giovedì, 28 Marzo 2024
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Con la tragedia di Crotone torna alla ribalta la questione immigrazione

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L’invecchiamento della popolazione straniera residente sta facendo perdere di efficacia  l’apporto positivo dell’immigrazione

ansa – sbarchi a lampedusa – A boat with more immigrants aboard arriving on the italian island of Lampedusa, southern Italy, on April 9, 2011. ANSA / ETTORE FERRARI

I fatti di Crotone, con il naufragio dell’imbarcazione di immigrati e la morte di decine di persone,  tra cui molti bambini, hanno riportato alla ribalta la questione immigrazione. Oltre alle molteplici implicazioni etico-morali e le riflessioni del dibattito politico-istituzionale di  questi giorni, non mancano, seppur in maniera marginale, le riflessioni sugli aspetti economico sociali del fenomeno migratorio in relazione al nostro paese in cui l’inverno demografico appare  irreversibile.

Il “decreto flussi” varato dal governo italiano fine 2022 prevede per l’anno in corso la possibilità  d’ingresso per 82 mila lavoratori extracomunitari, una cifra già ritenuta insufficiente dalla maggior  parte delle associazioni datoriali. E’ proprio “Il Sole-24 Ore” del 30 dicembre a pubblicare un  intervento di Hippolyte Fofack, direttore della ricerca della Banca africana per l’import e l’export  (Afrexim-bank) “nel corso della storia moderna, l’immigrazione internazionale dai paesi a basso  reddito e alto tasso di fertilità verso i paesi con un reddito medio più elevato e un ridotto tasso di  natalità ha aiutato a proteggere i paesi avanzati dalle difficoltà demografiche… ..e a sostenerne la  crescita economica.. ..una relazione reciprocamente vantaggiosa”.  

Da ormai almeno 15 anni, all’interno del nostro Paese, si può osservare la presenza di una  popolazione sempre più incline all’invecchiamento. Infatti, secondo i dati dell’ISTAT, la fascia a cui  appartengono gli individui di età compresa fra i 15 e i 64 anni raggiunge la percentuale del 63,6%,  la popolazione di 65 anni o più rappresenta, invece, il 23,5% del totale. Con un’età media di circa  46 anni ed una crescita naturale regolarmente negativa, entro il 2050 gli over 65 potrebbero  aggirarsi attorno al 24,9% del totale. In questo stesso frangente temporale, si stima la  diminuzione, da 63,6% a 53,4%, della popolazione di 15-64 anni. Una leggera flessione negativa  potrebbe subirla la fascia della popolazione costituita dagli Under 14 che potrebbe variare da  12,9% a 11,7%.

Lontanissimo dal valore di rimpiazzo di circa 2,1, nel 2021 si registra un ulteriore record negativo  per la natalità, con una fecondità pari a 1,18 figli/donna (di cittadinanza italiana).  In Italia, il saldo naturale è divenuto negativo nel 1993 e da allora la situazione non si è mai  evoluta in meglio.

A partire dagli anni Duemila, un contributo importante per l’aumento della natalità è stato fornito  dalle donne immigrate che sono riuscite a contenere in parte gli effetti del baby-bust, ovvero della  diminuzione della natalità.

Tuttavia l’invecchiamento della popolazione straniera residente sta facendo perdere di efficacia  l’apporto positivo dell’immigrazione. Legato a quest’ultimo aspetto sembra esserci la scarsa  capacità attrattiva dell’Italia verso le nuove generazioni di immigrati che in maggioranza transita  dal nostro paese per poi dirigersi verso altri paesi europei.

Lo stesso Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia nel governo Conte, poi consigliere economico  del governo Draghi, propone sempre sul “Sole” del 31 dicembre l’organizzazione di “centri di  orientamento e formazione e di incontro tra domanda e offerta” nei paesi d’emigrazione, un’idea  nuova, soprattutto in ambito confindustriale, destinata ad ampliare i temi del confronto e del  dibattito.

Giulia Sciarrotta

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