venerdì, 2 Giugno 2023

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Fondazione per il turismo, le diverse posizioni dei sindaci delle Terme

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Il progetto della Camera di Commercio entra nella fase esplorativa. Il primo cittadino di Montegrotto: “La proposta ha abbinato Padova, con un turismo che è di fatto cosa pubblica, e Terme con un sistema che nasce dall’imprenditoria di natura privatistica”

Per ragionare serenamente sul tema della Fondazione, quale braccio operativo della destinazione turistica Terme e Colli Euganei, bisogna partire dal domandarsi quale sarebbe l’evoluzione ottimale che dovrebbero avere le OGD, le destinazioni turistiche individuate nel 2013 dalla Legge regionale sul Turismo. Un’evoluzione delle destinazioni è necessaria perché in questi anni il sistema delle OGD ha evidenziato grandi potenzialità ma anche diverse criticità. La maggiore, tra le criticità, è sicuramente lo scarso, se non nullo, finanziamento diretto regionale per favorirne il funzionamento. Per quanto ci riguarda, come Città di Montegrotto Terme, spesso abbiamo evidenziato la necessità di consentire alle OGD di poter spendere le risorse in maniera meno ingessata da vincoli burocratici amministrativi, caratterizzante il codice degli appalti e dei contratti, e di coinvolgere sempre di più anche gli enti di natura privatistica.

In questo tema ampio si inserisce il dibattito sulla forma da dare, non alla destinazione turistica Terme e Colli Euganei, ma al suo braccio operativo. Abbiamo purtroppo registrato un intervento «a gamba tesa» della Camera di Commercio di Padova che unilateralmente ha avanzato sulla stampa un’ipotesi di Fondazione pubblica partendo da un presupposto e da un modello vecchio di almeno 10-15 anni che identifica l’insieme del territorio provinciale di Padova come una destinazione turistica unica. Una visione profondamente sbagliata perché in provincia di Padova abbiamo almeno due destinazioni turistiche, diverse per attività, differenti per la durata dei soggiorni, difformi per la clientela a cui si rivolgono, profondamente diverse per gli operatori che vi ci operano: quella Terme e Colli Euganei – nata dalla dall’unione di 16 Amministrazioni comunali – e quella della Città di Padova e di comuni contigui.

La Camera di Commercio, con la sua proposta palesata sulla stampa, le ha abbinate senza tener conto delle profonde differenze che le contraddistinguono: mentre a Padova il turismo è di fatto cosa pubblica – perché i musei, le chiese, i percorsi religiosi, etc., sono caratterizzati da una netta e chiara matrice pubblica –  il sistema turistico delle Terme e dei Colli Euganei si caratterizza invece, all’opposto, come sistema che nasce grazie all’imprenditoria alberghiera, alle attività di natura privatistica.

Le terme nel bacino euganeo non sono pubbliche: si trovano all’interno degli alberghi. È superfluo dire che se non ci fossero gli albergatori, se non ci fossero gli operatori economici, le cantine, i bed&breakfast, gli agriturismi, di fatto non ci sarebbe turismo.

Di questa differenza va tenuto conto anche per concepire di che tipo di prodotto turistico stiamo parlando. La città di Padova ha un turismo prevalentemente culturale e religioso, contraddistinto da pochi giorni di permanenza, il nostro è un prodotto che si rivolge al wellness, alla salute, all’enogastronomia e che ambisce a soggiorni medio lunghi. Questo non significa che non esistano dei presupposti per una stretta collaborazione, ma per il nostro sviluppo bisogna partire dal presupposto che senza i privati a Montegrotto Terme non è possibile identificare le corrette strategie turistiche. Si corre il rischio, in caso contrario, di ottenere un effetto perverso dove le istituzioni vanno da una parte, il mondo dell’imprenditoria-  che è il vero cuore pulsante turistico di questa zona – va dall’altra.

Se è vero che bisogna dotarsi di una nuova forma giuridica per attrarre anche i finanziamenti che arrivano dalla Regione, questa non è una ragione per fare frettolosamente una scelta strategica che in una prima battuta esclude i soggetti privati, in primis gli albergatori.

Questo chiediamo: che ci sia una visione che tenga conto che esistono diversi prodotti turistici che necessitano di diverse strategie differenziate e che non siano schiavi di lobby associative improduttive.

 

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