venerdì, 29 Marzo 2024
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Padova, curare l’Alzheimer utilizzando il linguaggio dell’arte

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Presentato il Progetto StASrt e il volume che raccoglie i risultati racchiusi in un protocollo di terapia per le persone con disturbi neurocognitivi


Il 15 marzo alle ore 17.30, presso la Sala del Romanino, all’interno dei Musei Civici Eremitani di Padova, verrà presentato il volume  “Una palestra per la mente al museo, Progetto StArt: Percorso innovativo di stimolazione cognitivo-comunicativa con le arti visive”

Il libro è il frutto di un progetto che è stato realizzato nel corso di diversi anni denominato Progetto StArt (acronimo che significa stimolazione con l’arte) ideato presso il Centro Regionale per lo studio e la cura dell’Invecchiamento Cerebrale (CRIC) dell’Azienda Ospedale Università di Padova, in collaborazione con il Comune di Padova e il Dipartimento dei Beni culturali dell’Università degli Studi di Padova.

Nel manuale viene illustrato un protocollo di terapia di attivazione cognitivo-comunicativa mediato dalle arti visive pensato per la persona che vive con un disturbo neurocognitivo (come ad esempio la malattia di Alzheimer) in fase lieve-moderata.

Il protocollo non si connota come arte terapia ma come percorso di riabilitazione e può essere svolto, non solo presso la struttura sanitaria, ma anche presso siti museali e di interesse storico-artistico.  

 E’ un modo per far tornare persone – ha commentato  l’assessora al sociale Margherita Colonnello commenta – che dopo la diagnosi  si sono ritratte tra le pareti di casa uscendo solo per andare in ospedale, in un luogo frequentato da tutti, e far ritrovare loro attraverso l’arte anche le memorie più antiche”. 

L’idea di coniugare arte e neuroriabilitazione nasce dalle crescenti evidenze scientifiche in merito ai benefici dei programmi museali per le persone che vivono con declino cognitivo. Il progetto StArt, tuttavia, si differenzia dalle numerose esperienze internazionali descritte in letteratura in quanto, non parte dall’istituzione museale, ma nasce e si sviluppa in un contesto medico-riabilitativo allo scopo di portare la riabilitazione oltre i confini del contesto sanitario, negli spazi della comunità, come ad esempio il museo o altri siti culturali locali. 

Il linguaggio dell’arte è terapeutico perché di fatto tutte le arti, fanno leva su quelli che sono i circuiti emozionali, quindi quelli che si preservano rispetto a quelli della memoria. –  ha spiegato Barbara Luciana Cenere, Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova e coautrice del volume –  Le emozioni, il fatto che ci sia un contatto visivo con l’opera d’arte permette alla persona di andare a ripescare attimi del vissuto e questo ha una valenza aggiunta.”  

Progetto StArt

La forte e convinta condivisione e integrazione fra diverse competenze professionali ha fatto incontrare due mondi apparentemente molto distanti, quello dell’arte e quello della riabilitazione. Il percorso che ne è scaturito è co-progettato con la persona interessata, riabilitativo ma anche formativo ed educativo sui piani artistico e sociale.  

La disabilità cognitiva rappresenta ancora oggi un pesante fattore di discriminazione: in questo senso, il valore formativo ed educativo del percorso proposto, restituisce alla persona che lo intraprende l’opportunità e il diritto di continuare a imparare.

Il lavoro svolto in seduta e le visite al museo contribuiscono a stabilire un rapporto di familiarità con i musei in generale, e permette di vedere questi luoghi non più come austeri e inavvicinabili, ma come realtà vive e accessibili, luoghi piacevoli in cui andare o in cui ritornare, magari in compagnia dei propri familiari o di amici, sentendosi perfettamente a proprio agio. 

Il Progetto StArt è, in definitiva, un «modello» che ottimizza risorse pubbliche esistenti (Azienda Ospedaliera, Comune, Università) integrandole fra loro in modo da creare una rete con le medesime finalità. Costituisce un sistema culturale che aumenta le opzioni terapeutiche e promuove cultura sulla fragilità e sulla malattia, che investe sulle risorse della persona contrastando la tendenza a rendere la disabilità cognitiva un elemento di discriminazione. 

L’arte, da sempre, trasmette emozioni, che toccano la parte più profonda e intima delle persone.  –  ha concluso l’Assessore alla cultura Andrea Colasio  – Ed è grazie a questa sua capacità che possiamo utilizzarla come ‘gancio’ per recuperare una relazione con chi progressivamente perde questa capacità con progredire delle malattie neurocognitive.  E’ un grande piacere sapere che le opere d’arte del nostro museo, svolgono questa funzione terapeutica, e che questo protocollo sviluppato in collaborazione con l’Università e l’Azienda Ospedaliera di Padova è il primo del genere in Italia ed è stato validato come trattamento terapeutica riconosciuto e applicabile nella pratica quotidiana”.