Le inchieste del Rapporto Nord Est del Sole 24 Ore. I Balcani sono sempre più vicini, investimenti record per le imprese; asse Veneto-Trentino contro la siccità e un bando per salvare dall’oblio i beni culturali dei piccoli Comuni
Il Rapporto Nord Est del Sole 24 Ore in edicola oggi, venerdì 28 aprile in Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia dedica l’apertura agli imprenditori del NordEst che scommettono sempre di più sull’altra sponda dell’Adriatico. Guardano in particolare a Slovenia e Croazia, geograficamente molto vicine e già parte dell’Unione europea, ma anche a Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia e Serbia. Fra le ragioni ci sono i recenti shock e la crescente instabilità in molte aree del mondo. Secondo i dati di Finest, su 420 milioni di euro investiti dal 1991, più di 121 milioni, ossia il 30%, sono confluiti in progetti nei Balcani occidentali, in Slovenia e in Croazia.
L’anno scorso poi è stato particolarmente significativo, con la cifra record di quasi 34 milioni di euro di investimenti, un incremento del 46% rispetto al 2021, con un +61% in particolare verso la Croazia e un +76% verso la Serbia. Un trend sempre più evidente, alimentato anche dalla dinamica di regionalizzazione produttiva e nearshoring in atto già da prima della pandemia e dell’invasione russa dell’Ucraina. E si nota – sottolinea il Rapporto del Sole 24 Ore – una crescente convergenza tra le competenze della forza lavoro locale e i settori tipici del Nord Est: legno, edilizia, tessile e calzature, metallurgia, meccanica e metalmeccanica, nonché agroalimentare, ittico e settore turistico.
Fra le aziende con interessi in questi Paesi il gruppo veronese Calzedonia, che dal 2011 ha un hub in Croazioa che, quattro anni dopo, è diventato il suo centro logistico globale. Nel 2015 il Nord Est è stato l’apripista degli investimenti italiani nel polo di Labin, in Istria, dove la padovana Carel, specializzata in soluzioni di controllo per condizionamento, refrigerazione e riscaldamento, ha investito in un sito produttivo di 90mila metri quadri che oggi impiega circa 200 dipendenti. E poi ci sono i casi di Garbellotto, di Iwis e della multinazionale trentina Aquafil. Nel caso Croazia significativo è anche il cambiamento avvenuto a gennaio, con l’ingresso in area Schengen ed euro, che comporta possibili ricadute sull’attrattività anche turistica del Paese con riflessi sulle aree vicine.
Emergenza idrica
Gestire congiuntamente la risorsa idrica, evitando di cadere nella conflittualità che si è già manifestata la scorsa estate. L’inverno e la primavera, ancora una volta siccitosi, hanno portato Regione Veneto e Provincia autonoma di Trento a definire una strategia collaborativa in previsione dei prossimi mesi, che saranno di nuovo all’insegna della scarsità d’acqua. Si temono conseguenze per le forniture domestiche, oltreché produttive, agricole e turistiche. L’attenzione – spiega il Rapporto Nord Est del Sole 24 Ore – si concentra in particolar modo sul corso dell’Adige, che nasce in Trentino e poi sfocia nell’Adriatico, connotandosi tra i maggiori bacini di approvvigionamento del Veneto. In Italia, degli oltre 4.400 impianti di energia idroelettrica Trento e di Bolzano ne contano rispettivamente 268 e 543 (19,3%); il Veneto 392 (6,2%).
Bando
Un passo avanti sulla strada della salvaguardia dei beni culturali dei Comuni di medie e piccole dimensioni (con meno di 30mila abitanti) o di enti religiosi, per salvarli dall’oblio o dal degrado. A spianare la strada a operazioni conservative su dipinti, sculture, arredi e suppellettili, manufatti delle arti minori, manoscritti, libri antichi e di pregio, documenti archivistici e altre tipologie di opere di valore storico e artistico, datate fino al diciannovesimo secolo compreso, purché non inserite in percorsi o raccolte museali, è una delibera della Giunta veneta (416/2023), pubblicata sul Bollettino ufficiale regionale numero 53 del 14 aprile scorso, spiega il Rapporto Nord Est di venerdì 28 aprile.