giovedì, 28 Marzo 2024
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Alluvione in Emilia-Romagna, tra gli “angeli del fango” anche il padovano Jacopo Pesiri

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“Si è rinnovata in me una grande preoccupazione per il futuro, perché il clima è una cosa che riguarda tutti” ha dichiarato Jacopo dopo aver aiutato per una giornata gli abitanti di Solarolo

Tra i tanti volontari che in queste ore stanno spalando il fango in Emilia Romagna ci sono anche molti veneti. Tra questi Jacopo Pesiri, 37enne padovano, impegnato nella fase di emergenza. Lo abbiamo intervistato ed ecco cosa ci ha raccontato.

Jacopo , non sei partito da solo giusto?
No, sono partito con 35 persone da Padova chiamate a raccolta da “Friday for future”, che ha inquadrato questa giornata in una lettura ampia del cambiamento climatico: i danni che crea alle persone e alle vite. Ci siamo incontrati, siamo scesi in carovana e poi insieme siamo andati a Solarolo a fare un’operazione che è terminata alle 19 della sera. Siamo andati e tornati in giornata. Era giusto fare così perché restare lì più giorni significava creare un’ulteriore problema logistico oltre a quelli che Solarolo sta affrontando. So che stanno organizzando altre discese e che movimenti ambientalisti ed ecologisti sono in contatto tra Veneto ed Emilia Romagna, e al nord est in generale, per supportarsi in maniera più continuativa.

Che situazione avete trovato?

A Solarolo ho trovato bisogno e apertura, poichè ci sono persone che ora hanno grande necessità di aiuto e sono estremamente accoglienti con chi si presenta a prestare il proprio soccorso e la propria manovalanza. Mi sono trovato in una situazione in cui la fase più acuta dell’emergenza dell’acqua era superata e si era passati a quella della rimozione del fango e dei detriti. I detriti comprendono tutti gli effetti personali sommersi dal fango, in quanto al primo piano delle abitazioni l’acqua è salita fino a un metro e mezzo e c’è ancora una pesante linea su tutti i muri. Fa molta impressione la quantità di spanne di fango che ci sono all’interno delle cantine e dei garage. Questo fa pensare che sarà molto difficile, una volta che i detriti che ora sono ‘malta’ si solidificheranno, rimuoverli.

Tutte le persone in questo momento sono impegnate nella rimozione dei detriti all’interno delle loro case. Questi vengono portati sulle strade e poi caricati nei trattori, furgoni e camion messi a disposizione di parrocchie, associazioni e singoli.

Che effetto ti ha fatto trovarti sul posto, toccare con mano la tragedia?
Mi sono sentito ovviamente vicino alle persone che hanno subito questa ennesima tragedia climatica. Mi sono anche trovato a rivivere alcuni episodi, come ad esempio quanto successo a Casalserugo, nel padovano, finito sott’acqua qualche anno. Si è rinnovata in me una grande preoccupazione per il futuro, perché il clima è una cosa che riguarda tutte le persone sul pianeta e questo tipo di catastrofi sono sempre più presenti nella nostra quotidianità. Io personalmente trovo che sia preoccupante che si cerchi sempre di risolvere il singolo problema senza strutturare una risposta più globale e organizzata per questo tipo di fenomeno. Dall’altra parte, mi ha dato una grande forza vedere che ci son tante persone che la pensano come me e che condividono sia l’urgenza di agire, che la necessità di incontrarsi e magari fare politica su questi temi perché sono il nostro futuro, purtroppo.