sabato, 20 Aprile 2024
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Approvato il Decreto lavoro: “Il Governo pronto a dare risposte a coloro che aspirano a cambiare la loro posizione”

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Sono circa 18 milioni i lavoratori interessati a queste nuove misure, in particolare 12 milioni i contribuenti che dichiarano di avere un reddito fino a 25 mila euro e circa 6 milioni quelli con reddito fino a 35mila euro

E’ stato approvato nella giornata di ieri, 1 maggio, al Consiglio dei ministri il decreto lavoro. “Nel giorno della festa dei lavoratori, il governo sceglie di lavorare e dare risposte a coloro che legittimamente aspirano a cambiare la loro posizione e lo facciamo con una serie articolata di provvedimenti articolati, il più importante tra tutti è relativo al taglio delle tasse sul lavoro” afferma Giorgia Meloni in un video. La decisione di non organizzare una conferenza stampa è stata effettuata così da consentire, come da tradizione nella giornata del 1 maggio, la priorità agli interventi in piazza dei leader sindacali.

Il decreto prevede l’esordio dell’Assegno di inclusione con l’addio al Reddito di cittadinanza dal 2024, il taglio del cuneo contributivo, reso possibile grazie al tesoretto da 4 miliardi, di 4 punti percentuali si somma a quello che era stato fatto con la precedente legge di bilancio, quindi fino alla fine dell’anno si avrà un taglio del cuneo contributivo di 6 punti percentuali per chi ha redditi fino a 35mila euro e addirittura di 7 punti percentuali per i redditi più bassi, fino a 25mila euro: “è una scelta di cui io vado profondamente fiera” ha affermato la Meloni. Viene rivisto anche il fringe benefit con  un tetto che ammonta a 3mila euro per i lavoratori con figli a carico.

Sono circa 18 milioni i lavoratori interessati a queste nuove misure, in particolare 12 milioni i contribuenti che dichiarano di avere un reddito fino a 25 mila euro e circa 6 milioni quelli con reddito fino a 35mila euro.

Ma nei prossimi anni quale sarà il futuro dei lavoratori? A dare l’allarme è il World Economic Forum.

Tramite un sondaggio, il World Economic Forum ha chiesto a 407 aziende con 11,3 milioni di dipendenti la loro opinione sul futuro dell’occupazione: la stima è che nei prossimi cinque anni, un occupato su quattro dovrà cambiare mestiere per allinearsi alle transizioni digitali ed energetiche.

Verranno richiesti nuovi profili professionali e saranno abbandonati molti mestieri a causa del progresso tecnologico. Lo stesso discorso vale per la transizione energetica.

In ambedue i casi, il bilancio positivo dipenderà dalla capacità di governi e imprese di favorire la riqualificazione della forza lavoro. L’obiettivo dei singoli Stati e delle imprese è quello di impegnarsi nella formazione per avviare i lavoratori alle nuove professioni anche se già ad oggi emerge che, nonostante 6 lavoratori su 10 abbiano bisogno di formazione prima del 2027, solo la metà dei dipendenti ha accesso ad adeguate opportunità.

La corsa ai talenti e la necessità di un vantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi continuerà ad essere uno dei principali focus anche in futuro.

Giulia Sciarrotta

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