giovedì, 25 Aprile 2024
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Così Vicenza in soli cinque anni ha cambiato due generazioni in politica

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L’efficacia amministrativa dovrà ispirarsi a Calvino, ai futuristi ma anche a Woody Allen

Il sindaco Giacomo Possamai

Con l’elezione del più giovane sindaco dall’Unità d’Italia a oggi, Vicenza ha stabilito anche un altro record: ha cambiato due generazioni in cinque anni. Non è poco, se si pensa quanto duravano le generazioni in politica un tempo: basti pensare alla longevità politica della Dc e del suo campione locale, Mariano Rumor, entrato in politica nel 1946 e scomparso da senatore nel 1990.

L’anagrafe è sempre una variabile (indipendente) importante, perché il tempo non si rincorre ma è sempre davanti a noi, come sapeva bene Lewis Carroll che in Alice ne ha creato un simbolo con il Bianconiglio perennemente in ritardo.

Giacomo Possamai ha 33 anni ed è, appunto, il più giovane a indosssare la fascia tricolore a palazzo Trissino. Il primato spettava in precedenza a Giorgio Sala, eletto sindaco nel 1962 due giorni prima di compiere 35 anni. Achille Variati, eletto nel 1990, è stato un altro sindaco giovane, ma è terzo in classifica perché aveva 37 anni al momento dell’elezione (che era differente da oggi, avveniva all’interno dei consiglieri comunali eletti).

Possamai aveva due anni quando divampò Tangentopoli e pochi mesi quando scoppiò la guerra del Golfo. Francesco Rucco è nato con l’austerity, conseguenza della guerra del Kippur del 1973. In quell’anno Achille Variati aveva giusto vent’anni. Il tempo è veloce.

A proposito di velocità, dal 2018 a oggi siamo passati da Variati a Possamai che potrebbe essere quasi suo nipote più che suo figlio. Lo è dal punto di vista politico, proprio perché i cambiamenti sono stati così rapidi in questi ultimi vent’anni da avere stravolto tre volte la nostra vita: all’alba del millennio erano una novità le mail, poi sono spuntati i blogger, i social network e adesso ci stiamo chiedendo se l’intelligenza artificiale sia una nostra nemica o amica.

A segnare questo passaggio generazionale, il sindaco ha voluto che fosse sua nonna, Pia Piovesan, ad aiutarlo: un gesto simbolico, naturalmente, che ha il suo significato. Anche Variati, a dire la verità, aveva voluto un’anziana signora a tenerlo a battesimo nel secondo mandato.

Il neo sindaco s’è posto due obiettivi immediati e prioritari: ridisegnare il tracciato dell’alta velocità e intervenire sui 301 obiettivi segnalati dai cittadini nei quartieri. Dal grande al piccolo, perché la società ha un orizzonte amplissimo, quanto le sue domande.

La sfida del neo sindaco è saper organizzare risposte adeguate. Auguriamolo, a lui e alla città. Possamai ha indubbie capacità da leader e l’ha dimostrato anche nella campagna elettorale: ha motivato e fatto correre una squadra – composta molto da una nuvoa generazione – ricca di energie. Del resto, Enrico Letta l’estate scorsa, proprio a Vicenza, spiegò in pubblico le sue qualità così: “Giacomo è una persona di talento. Ma ha un difetto: lo sa”.

Vicenza ha dimostrato voglia di cambiare e ha dato un giudizio negativo dell’amministrazione Rucco, ben più ampio della sconfitta per 500 schede. Perché almeno un 30 per cento dei voti giunti a Possamai arrivano dal centrodestra. Se avesse raccolto solo i voti dei partiti non avrebbe mai vinto. Lui ha intercettato il voto d’opinione, quello che cinque anni fa s’era spostato e aveva fatto vincere Rucco.

Morale: oggi gli elettori hanno fretta, perché tutti viviamo di corsa. Vogliono molto (se non tutto) e subito. Non sono stati soddisfatti, a torto o a ragione, delle risposte della giunta uscente e hanno scommesso su Possamai.

La velocità è una delle sei parole del nuovo millennio, cioé questo, indicate da Italo Calvino nelle sue Lezioni americane. La velocità era anche un credo dei futuristi, cento anni fa.

Noi, che siamo più prosaici, crediamo molto in Woody Allen, che sosteneva saggiamente: “E’ chiaro che il futuro offre molte opportunità. Ma è anche disseminato di trabocchetti. Il trucco è cogliere al volo le opportunità, evitare i trabocchetti e tornare a casa per l’ora di cena”.

Antonio Di Lorenzo