martedì, 6 Giugno 2023

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Veneto in musica: i Post Nebbia, una band padovana che sta facendo parlare di sè

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Atmosfere lo-fi e chitarre indie-rock con una scrittura tagliente e cinica ma evocativa e perfettamente credibile nell’ambiente saturo del neo-cantautorato italiano.

La musica indipendente italiana, per chi ha occhi e orecchie attenti, vive un momento di grande fermento e con la ripresa delle attività live a ritmi sempre più alti le novità a livello musicale non mancano.

Il Veneto in questo si sta dimostrando da anni una delle regioni più interessanti e ricche di sorprese, tanto che alcuni dei nomi che più hanno interessato il dibattito musicale del paese hanno mosso i primi passi proprio in questa regione.

Purtroppo però, come spesso accade, anche le esperienze più interessanti rimangono a lungo oscurate e lontane dai grandi palchi e dalla visibilità delle masse. Che questo sia per disattenzione dell’industria discografica, per l’assenza di spazi che puntino sulla musica dal vivo o semplicemente per sfortuna poco importa; ma una cosa è certa: tante di queste storie vale la pena raccontarle.

La volontà di fare luce e raccontare i percorsi e i talenti di chi fa musica in Veneto è per questo alla base di “Veneto in musica”, una rubrica che cerca di amplificare le tante voci che attraversano la nostra regione, i loro percorsi artistici e la loro identità.

I post Nebbia

I primi di cui parliamo sono i Post Nebbia, un quartetto di giovani musicisti che sta facendo parlare di sé ormai da qualche anno grazie alle loro performance dal vivo e al loro sound al limite dell’unicità sul panorama nazionale che mescola elementi di pop psichedelico, atmosfere lo-fi e chitarre indie-rock con una scrittura tagliente e cinica ma evocativa e perfettamente credibile nell’ambiente saturo del neo-cantautorato italiano.

La band muove i suoi primi passi a Padova dalla testa di Carlo Corbellini classe ’99 che nel 2018 rilascia in maniera completamente indipendente a autoprodotta l’album “Prima Stagione” accompagnato da Niccolò Bosio, Andrea Cadel e Riccardo Chillin. Nel giro di qualche mese il gruppo inizia ad essere chiamato a suonare sempre più spesso in giro per la città padovana, partendo dalle sagre di paese, attraversando gli eventi studenteschi e piano piano iniziando a guadagnarsi i primi palchi importanti.

Il disco nel frattempo inizia a farsi notare e a suscitare sempre più interesse sia nella scena live che nelle realtà discografiche e a posteriori non c’è da stupirsi, per nulla.

Prendendo in mano infatti “Prima Stagione” e andando a recuperare perle come “Naufragio” o “Bianchi / Seconda classe” è incredibile pensare non solo a quanto convincenti appaiano dei pezzi completamente autoprodotti e scritti da un artista di appena 19 anni, ma soprattutto a quanto sia esaltante ritrovare una componente di novità e identità così forte in un album d’esordio casalingo e così “giovane”.

Chiunque pensasse all’epoca che “fosse solo questione di tempo prima che il successo scoppiasse anche per loro” non ci è andato troppo lontano; è nel 2020 infatti che esce il secondo disco “Canale Paesaggi” pubblicato per Dichi Sotterranei e la Tempesta Dischi che richiama in poco tempo l’attenzione di tutto il paese.

Brani come “Televendite di quadri”, “Vietnam” e “La mia bolla” confermano le abilità creative di Corbellini e fanno rivivere immediatamente l’identità già vista in “Prima stagione” che ne esce ancora più rafforzata e potente, pur abbandonando il sapore dell’home recording.

Marco Nimis

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